Il direttore generale della Banca d’Italia Signorini ha disegnato il quadro dell’immediato futuro dell’economia italiana, in occasione della 54ª Giornata del Credito
«Viviamo tempi ardui. Una serie di shock violenti, di un genere che non si era visto in Europa da lunghissimo tempo (la pandemia, la guerra scatenata dalla Russia, l’impennata dei prezzi dell’energia, l’incertezza delle relative forniture), ha colto di sorpresa le nostre società; ha inflitto inusitati danni umani ed economici; ha determinato oscillazioni eccezionali delle variabili reali e nominali; ha confuso gli analisti e i modelli previsivi e per il 2023 l’economia italiana non potrà che essere influenzata dal peggioramento della congiuntura internazionale».
È lo scenario, non proprio rassicurante, che viene delineato nella relazione del direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini (nella foto), presentata in occasione della 54ª Giornata del Credito.
«L’attività economica globale – spiega il numero uno di Via Nazionale – sta infatti rallentando e le stime di crescita per l’anno prossimo sono state progressivamente riviste al ribasso dalle principali istituzioni internazionali. Il deterioramento delle prospettive continua a risentire del rialzo dell’inflazione, della forte incertezza legata al conflitto in Ucraina, del peggioramento delle condizioni finanziarie e dell’indebolimento dell’economia in Cina».
Eppure, rileva Signorini, «nonostante il pesante contesto, sulla base delle proiezioni dell’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia – che tra l’altro dovrebbero essere leggermente riviste al rialzo alla luce dei nuovi dati – si può prevedere per il 2023 una lieve crescita, in media d’anno, nell’ipotesi di base; solo in uno scenario stressato (con un blocco totale delle importazioni di gas russo) si avrebbe, sempre in media d’anno, un calo. L’alea congiunturale rimane però eccezionalmente elevata a causa della natura estrema e imponderabile di alcuni rischi, specie quelli legati alla guerra».
Secondo il dg di Bankitalia, inoltre, «preoccupa grandemente l’impennata dell’inflazione, che ha raggiunto livelli che non si registravano nei paesi avanzati da decenni e in Italia l’inflazione corre anche più della media: nella definizione armonizzata essa è stata in ottobre pari al 12,8 per cento. Alla forte accelerazione dei prezzi – ricorda – le banche centrali hanno risposto avviando una normalizzazione delle condizioni monetarie, orientata a riassorbire l’elevato accomodamento deciso per contrastare gli effetti della pandemia. Questa azione è necessaria per mantenere ancorate le aspettative e riportare l’inflazione in linea con la definizione di stabilità dei prezzi nel medio periodo adottata nelle principali economie avanzate».
Signorini, infine, invita le banche alla prudenza su capitale e npl, ovvero i crediti deteriorati: «In un contesto pieno di incertezze, mantenere la posizione patrimoniale in condizioni robuste è necessario per preservare la capacità del sistema bancario di sostenere l’economia reale anche se e quando i rischi per la stabilità finanziaria dovessero materializzarsi. Occorrono scelte prudenti: riconoscere senza indugio le perdite probabili sui crediti; aggiustare con tempestività il capitale detenuto per fronteggiare scenari avversi. Nei prossimi mesi le autorità di supervisione, tenuto anche conto dell’avvertimento dell’Esrb (European Systemic Risk Board), presteranno la massima attenzione affinché le banche operino in coerenza con questi principi».