
L’aggressività della Fed, in versione “falco” sui futuri rialzi dei tassi, fa sentire i suoi effetti sui listini europei che chiudono quasi tutti con passivi intorno all’1%
Chiusura in calo per le Borse europee sulla scia di Wall Street che procede negativa. L’unica in rialzo è Londra con l’Ftse 100 che avanza dello 0,61% a 7.187,81 punti. A Parigi il Cac 40 cede lo 0,54% a 6.243,28 punti, a Francoforte il Dax scende dello 0,93% a 13.133,57 punti, a Madrd l’Ibex dell’1,27% a 7.867,04 punti. A Piazza Affari l’Ftse Mib segna -0,42%.
L’aggressività della Fed, in versione “falco” sui futuri rialzi dei tassi, fa sentire i suoi effetti sui listini europei che chiudono quasi tutti con passivi intorno all’1% dopo una seduta segnata, ancora una volta, dai timori di una recessione. Fa eccezione la sola Londra, dove la Bank of England ha aumentato il costo del denaro, come da attese, al 3%, il massimo da 14 anni, ma lasciando capire come le aspettative sul picco massimo della stretta monetaria nel Regno Unito siano eccessive (da qui l’immediato ko della sterlina).
Il Vecchio Continente deve fare i conti con il rallentamento dell’economia, come sottolineato anche dalla presidente della Bce, Christine Lagarde: «Potrebbe accadere che tra le fine del 2022 e l’inizio del 2023 ci sia una leggera recessione». E così dopo tre sedute di rialzi si è interrotta la serie positiva per l’azionario europeo, con le vendite che hanno penalizzato soprattutto auto, tech e industria.
A Milano, dove il Ftse Mib cede lo 0,43%, in fondo al listino finiscono Stellantis (-3,3%) dopo la trimestrale e Moncler (-2,8%) nel lusso. Chiude in vetta Tim (+3,2%) sulle voci di stampa di un’opa congiunta in arrivo. A picco la banca Mps (-5,4%) nell’ultimo giorno utile per sottoscrivere le opzioni rimaste inoptate.
Sul mercato valutario, l’euro/dollaro resta sotto 0,99 ed è trattato verso fine giornata a 0,9753 (da 0,9863 ieri in chiusura) e a 144,64 yen (145,75), mentre perde quota la sterlina a 1,11 dollari (-1,8%) per effetto delle mosse della BoE.
Piatto verso la fine degli scambi il gas ad Amsterdam a 125,1 euro al MWh (-0,6%), così come è debole il petrolio che cede terreno con il Wti di dicembre a 89,1 dollari (-1,1%) e con il Brent di gennaio a 95,4 dollari (-0,8%).