
La chimica si distingue come il settore tecnologico con la quota più alta di inventrici (22,4% nel 2010-19 in tutta Europa, 27,3% in Italia)
Aumentano negli ultimi anni in Italia le donne ‘inventrici’ che presentano domande di brevetto ma resta ancora una forte disparità di genere visto che rappresentano solo il 14,3% del totale. Secondo una ricerca pubblicata oggi da European Patent Office (Epo) in Italia solo un inventore ogni sette (nel periodo compreso tra il 2010 e il 2019) tra coloro che hanno richiesto un brevetto in Europa è di genere femminile.
on questa quota, l’Italia si posiziona sedicesima tra gli Stati membri EPO, leggermente al di sopra della media europea che è al 13,2%.
All’interno del territorio italiano, si evidenziano grandi differenze per regione. La Sardegna, ad esempio, vanta un tasso di inventrici nelle domande di brevetto del 27,9% posizionandosi al primo posto nella classifica delle regioni italiane e al quinto posto in Europa. A Bolzano, questa quota scende al 4,3%.
Secondo il l presidente di Epo, António Campinos, «Questo studio punta i riflettori sul contributo delle donne all’innovazione tecnologica e sulle lacune che devono essere colmate per realizzare il pieno potenziale delle inventrici in Europa. Sebbene negli ultimi decenni siano stati compiuti alcuni progressi, è necessario fare di più per rafforzare l’inclusività nel campo dei Brevetti. La promozione delle donne nella scienza e nell’innovazione rimane una sfida importante per l’Europa, e costituisce un fattore chiave per la nostra futura sostenibilità e competitività».
Lo studio Epo mostra inoltre che, in particolare in Italia, le Università svolgono un ruolo chiave nelle attività brevettuali da parte delle donne. Lo dimostra anche una quota del 50% di donne tra i dottorandi italiani in Stem (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica), quota superiore a quella francese (47%) o tedesca (44%).
Nella classifica delle imprese e degli enti di ricerca italiani per quota di inventrici infatti, sono due le università che escono in testa, classificandosi al numero 1 e al numero 3, rispettivamente: l’Università di Genova vanta una percentuale di inventori donne del 37,8%, e l’Università La Sapienza di Roma una percentuale del 35,1%.
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR, al secondo posto, ha una quota del 35,3%. Questi primi tre sono seguiti da LyondellBasell (34,9%) e Chiesi Pharmaceuticals (26,3%).
Inoltre, il rapporto rivela che è più probabile che le donne si trovino nei team di inventori che non tra gli inventori indipendenti, sebbene abbiano posizioni meno senior rispetto agli uomini presenti.
La chimica si distingue come il settore tecnologico con la quota più alta di inventrici (22,4% nel 2010-19 in tutta Europa, 27,3% in Italia), mentre l’ingegneria meccanica (5,2% in tutta Europa e in Italia) ha la quota più bassa. Nel settore della chimica, le domande di brevetto nelle biotecnologie e nei prodotti farmaceutici hanno percentuali di oltre il 30% di donne tra gli inventori europei.