I dati della 57esima edizione dello studio sulle Principali Società Italiane dell’Area studi Mediobanca. Poste Italiane è l’impresa con il maggior numero di dipendenti
Eni è la regina degli utili tra le imprese italiane industriali e nei servizi, avendo chiuso il 2021 con 5,8 miliardi di euro, dopo la perdita di 8,6 mld del 2020. Seguono Enel con 3,2 mld (+22,2%) e Edizione che, con 1,6 mld, recupera la perdita del 2020 pari a 320 milioni di euro.
È quanto emerge dalla 57esima edizione dello studio sulle Principali Società Italiane dell’Area studi Mediobanca. Poste Italiane è al quarto posto con 1.578 milioni di euro (+30,7%), seguita da Snam (1,496 mld) e Gucci (1,217 mld).
Al primo posto delle perdite si trova, invece, Telecom Italia con il rosso di 8,7 miliardi registrato nel 2021, ovvero il 57,2% del fatturato. Il risultato sconta gli effetti della svalutazione dell’avviamento domestico per 4,1 miliardi di euro e dello stralcio, pari a 3,8 mld, delle attività per imposte anticipate. Seguono Saipem con 2,5 mld (35,9% delle vendite) e Fca Italy con 1,5 mld (7% del fatturato).
Enel ed Eni si confermano nel 2021 le più grandi aziende italiane per fatturato, primato che si apprestano a conservare anche nel 2022. Chiude il podio 2021 Gse (Gestore dei servizi energetici). A spingere il fatturato anche il rialzo dei prezzi delle materie prime come il gas.
Nella classifica delle top 20 aziende italiane nell’industria e nei servizi, 17 nel 2021 hanno messo a segno uno sviluppo del fatturato, sia per i maggiori prezzi delle materie prime, sia per l’incremento dei volumi venduti oltre che per effetto di alcune operazioni di M&A.
Le prime 20 posizioni sono occupate da 9 imprese a controllo pubblico, 5 a controllo privato italiano e 6 a proprietà estera; 9 appartengono al settore energetico (petrolifero o energia elettrica), 6 alla manifattura e 5 alla gestione di infrastrutture o ai servizi (commerciali, di telecomunicazioni, di ristorazione, postali, distributivi o di trasporto). Delle 1.763 imprese con graduatoria, sono 227 quelle con vendite superiori al miliardo (erano 187 nella scorsa edizione).
Come detto la classifica è dominata da tre gruppi energetico-petroliferi pubblici (gli unici con vendite superiori a 50 miliardi): Enel (84,1 mld), Eni (76,6 mld) e Gse (54,4 mld). Enel ed Eni, secondo i conti parziali del 2022, manterranno la testa della classifica anche nel 2022, quando hanno già superato i 100 miliardi di fatturato. Il rialzo dei prezzi delle materie prime, se in parte è alla base dei forti risultati dei gruppi del settore, tuttavia, potrebbe andare a incidere negativamente sui margini.
Invece, nella classifica delle prime 20 banche italiane, si confermano nel 2021 le stesse prime 5 posizioni del 2020 e la top 20 non subisce in generale variazioni di rilievo. Sulla base del totale attivo tangibile, al primo posto c’è Intesa Sanpaolo con 1.059,5 miliardi di euro (+6,5% sul 2020), seguita da Unicredit (914,5 mld, -1,6%) e Cdp (412,9 mld, +0,6%). Le prime due banche hanno un attivo tangibile pari al 111% del Pil italiano.
Al quarto posto c’è Banco Bpm (199,3 mld), seguita da Mps (137,7 mld). Bper è salita al sesto posto dal settimo (135,9 mld) e Credit Agricole Italia al settimo dal nono (103,3 mld). Rispetto all’edizione precedente, fa il suo ingresso nella Top 20 (per la prima volta), la Banca di Credito Cooperativo di Roma, ventesima con 15,1 mld di totale attivo tangibile (+5,1%), mentre ne esce il gruppo Creval, incorporato nel corso del 2021 da Credit Agricole Italia. L’attivo tangibile degli Istituti italiani ammonta a 2.909 miliardi di euro in incremento del 6,3% sul 2020 (dati non consolidati).
Dopo il picco del 2015 (198 miliardi di euro), a fine 2021 la massa dei crediti deteriorati netti delle banche italiane ammonta a 37 miliardi di euro, in diminuzione del 24,8% rispetto al 2020 ovvero 12 miliardi in meno di cui metà relativa a sofferenze e il resto a inadempienze probabili (UTP).
Comunque ci si aspetta un aumento degli Npl a causa della situazione economica internazionale e le banche sono invitate a monitorare la qualità del credito e ad attivare azioni per ridurre il rischio di deterioramento.
Infine, Poste Italiane, oltre a essere la società italiana con più dipendenti e il primo datore di lavoro in Italia, si contraddistingue anche per l’alto numero di dipendenti donne occupate: 64,4mila ovvero il 53% del totale.
Dal punto di vista dell’occupazione femminile, l’incidenza più alta ce l’ha il gruppo Calzedonia: le donne sono il 90% dei dipendenti (circa 36.700), segue Almaviva con il 63,2% (circa 28.200).
Come numero di dipendenti, Poste Italiane è seguita in classifica da Ferrovie dello Stato (81.906, +0,6%). Sopra le 50mila unità troviamo anche Edizione (68.922, +19,6%), Enel (66.279, -0,7%) e Leonardo (50.413, +1,1%). Appena sotto la soglia delle 50mila unità Telecom Italia (47.930, -2,4%).