
A partire dal 1 gennaio 2023 le pensioni subiranno un leggero aumento per adeguarsi all’inflazione
In tema pensioni arriva la super-rivalutazione. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha firmato il decreto che fissa la percentuale di adeguamento in base all’inflazione del 2022. L’incremento del 7,3% partirà dall’ 1 gennaio 2023.
Lo scatto di gennaio, però potrebbe compensare solo una parte del carovita, che potrebbe essere più alto del previsto. La percentuale finale sarà probabilmente più bassa di quella del 7,3%, calcolata in via provvisoria in base ai dati forniti dall’Istat. Se dovesse superare l’8%, la differenza sarebbe recuperabile soltanto nel 2024. Bisogna, poi, tenere conto, anche dell’effetto fiscale: la progressività dell’Irpef riduce l’aumento netto, salvo che per i trattamenti più bassi. L’incremento scatterà sugli importi lordi, comprensivi del conguaglio della rivalutazione 2022 partito a novembre (+0,2%).
Per le pensioni minime da 525 euro o da 750, gli aumenti si mantengono al di sotto dei 40 euro. Per quanto riguarda l’assegno minimo, sul quale non si paga Irpef, l’adeguamento lordo del 7,3% corrisponde a quello netto e si passa così a 564 euro, un aumento di 38 euro su base mensile. A 750 euro, poco oltre la soglia oltre la quale l’imposta sul reddito si azzera, l’aumento di 55 euro diventa di 39, per via della tassazione.
Le cose cambiano per chi percepisce di 1000 euro o più. La variazione netta mensile è di 52 euro, per una di 1.500 arriva a 75, per poi salire a circa 100 per le pensioni da 2.000 euro. Per le pensioni sopra i 2000 euro le rivalutazioni saranno ridotte ma comunque cospicue. Per chi percepisce più di 2500 euro al mese dovrebbe arrivare a 180 euro lordi, che diventano 111 netti, per chi riceve 4mila euro al mese la pensione dovrebbe essere rivalutata di oltre 260 euro lordi (150 euro netti).