
Più posti di lavoro e spinta allo sviluppo. I vantaggi di ospitare i datacenter secondo Politecnico di Milano
Da una parte promuovono la costruzione di centri, dando quindi opportunità di lavoro e impiego nei settori tecnologico ed edilizio; dall’altro obbligano le amministrazioni ad adeguarsi agli standard tecnologici incentivando così il loro sviluppo. I data center sono una valida risorsa per crescita di un Paese, ma l’Italia è in ritardo; nei prossimi anni però, secondo un pronostico degli osservatori del Politecnico di Milano, farà uno scatto in avanti, come confermano numerosi recenti annunci di big tech (Microsoft, Google, Amazon) che intendono costruire importanti data center in Italia.
Secondo l’università meneghina e il suo studio c’erano 190 datacenter in Italia al 2021, che dovrebbero diventare 204 nel 2025. Altre stime, sulla ricaduta socio-economica dei datacenter, sono arrivate in occasione dei lanci di alcune big tech. Va detto che questi studi vengono spesso cofinanziati o promossi dalle stesse big tech. A seguire i dati trasmessi da questi documenti a giugno Google con uno studio dell’Università di Torino ha comunicato che il suo investimento di 900 milioni di euro in cinque anni, su datacenter a Milano e Torino, porterà 65mila posti di lavoro e un presunto apporto economico di 3,3 miliardi di euro. Nello stesso mese Amazon web services ha annunciato 2 miliardi di euro di investimenti in data center cloud a Milano con una ricaduta che stima in 3,7 miliardi di euro e 1.155 posti di lavoro. Nel 2020 è stata la volta dell’annuncio di Microsoft: 1,5 miliardi di investimenti a Milano. Uno studio commissionato al Politecnico di Milano calcola la ricaduta in 10mila posti di lavoro e 9 miliardi di euro di indotto a fine 2024.
Come già detto, è bene ribadire che sono studi commissionati o i cui dati vengono forniti proprio dalle stesse aziende di studio, quindi con tutti i limiti del caso. Una grande incognita resta inoltre: se anche è vero che ci possono essere ricadute positive così magnifiche (ma anche di minor impatto e comunque positive) i territori sono in gradi di recepirle? In questo senso potrebbe aiutare la strategia governativa connessa al Pnrr, che spinge per il passaggio delle amministrazioni pubblica al cloud entro il 2026.
Ad oggi la più presente nello Stivale è Aruba che vanta la maggior parte dei data center italiani. Microsoft, Google, Oracle, Amazon cresceranno molto nei prossimi anni con la creazione di “cloud region” in Italia. Presente anche la Cina con Alibaba e Ibm.