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Politica

G20, il documento finale: condanna guerra non è unanime

Giulia Guidi
16 Novembre 2022
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La bozza di documento approvata dai leader mondiali rispecchia aspetti evidenti del periodo di crisi multidimensionali senza precedenti I leader del G20 hanno approvato il documento finale definito dagli “sherpa” senza ulteriori modifiche. […]

La bozza di documento approvata dai leader mondiali rispecchia aspetti evidenti del periodo di crisi multidimensionali senza precedenti

I leader del G20 hanno approvato il documento finale definito dagli “sherpa” senza ulteriori modifiche. Lo hanno indicato fonti internazionali. In quel documento vengono ribadite le posizioni nazionali espresse in altri fora inclusa la risoluzione dell’Onu di ottobre adottata con 141 voti, 5 voti contrari, 35 astensioni che deplora l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia e chiede il suo ritiro completo e incondizionato dall’Ucraina.

Come riporta Radiocor, nella bozza di dichiarazione del G20 si aggiungeva che “la maggior parte degli stati membri condanna con forza la guerra in Ucraina… Ci sono stati altri punti di vista e diverse valutazioni della situazione e delle sanzioni”.

Questa formulazione serve a tenere insieme tutti i 19 stati membri: per ore si è cercato di forzare la mano a Cina e India soprattutto, ma inutilmente. Tuttavia, l’evolversi dei rischi di un conflitto di ancora più lunga durata in Ucraina e del coinvolgimento anche incidentale di paesi Nato (il caso del missile russo arrivato in Polonia) potrebbero portare a un isolamento ancora più forte della Russia.

Ritenere, però, che la riunione sia stata inutile appare, in ogni caso, un giudizio fuori misura e lo dimostra il risultato dell’incontro fra Biden Xi Jinping che ha probabilmente inaugurato una fase di distensione nei rapporti Usa-Cina sulla base del netto rifiuto della guerra come principio di regolazione delle controversie in qualsiasi parte del mondo.

Certamente, come sottolinea Radiocor, resta l’ambiguità della posizione cinese: Xi si impegna nella cooperazione contestando la strumentalizzazione dell’arma energetica e nello stesso tempo le sanzioni contro la Russia.

Nella dichiarazione finale si ricorda che il G20 non è il forum per risolvere i problemi di sicurezza ma si riconosce che “i problemi di sicurezza possono avere conseguenze significative per l’economia globale”.

D’altra parte, la guerra russa in Ucraina “sta causando immense sofferenze umane e aggravando le fragilità esistenti nell’economia globale, limitando la crescita, aumentando l’inflazione, interrompendo le catene di approvvigionamento, aumentando l’insicurezza energetica e alimentare e aumentando i rischi per la stabilità finanziaria.

E ancora: “la risoluzione pacifica dei conflitti, gli sforzi per fronteggiare le crisi come la diplomazia e il dialogo sono fondamentali. L’era attuale non deve essere un’era di guerra”. Affermazioni questi concordate a 19.

Il G20 indica che i paesi resteranno “agili e flessibili” nell’azione di politica macroeconomica e nella cooperazione per fronteggiare i rallentamento dell’economia, l’alta inflazione i rischi di instabilità) finanziaria. Impegno a rafforzare il commercio multilaterale e la resilienza delle catene di approvvigionamento globali, per sostenere una crescita a lungo termine, transizioni sostenibili e inclusive, verdi e giuste.

“Garantiremo la sostenibilità fiscale a lungo termine, con le banche centrali impegnate a raggiungere la stabilità dei prezzi”; sarà protetta “la stabilità macroeconomica e finanziaria”; pronti a utilizzare “tutti gli strumenti disponibili per mitigare i rischi di peggioramento dell’economia, prendendo atto dei passi compiuti dopo la crisi finanziaria globale per rafforzare la resilienza finanziaria e promuovere la finanza sostenibile e i flussi di capitale”, si legge nella bozza.

Nella dichiarazione si parla di sicurezza alimentare ed energetica, di sostegno della stabilità dei mercati. Per imprese e famiglie viene usato lo stesso schema pienamente usato in Europa: gli stati devono fornire “un sostegno temporaneo e mirato per attutire l’impatto degli aumenti dei prezzi”. Poi il rafforzamento del dialogo tra produttori e consumatori”.

Tema quest’ultimo che nasconde contrasti molto acuti, come è emerso ultimamente sul prezzo del petrolio fra Usa e Arabia Saudita. Dal lato europeo, il dialogo tra produttori e consumatori è considerato fondamentale per ridurre il prezzo del gas: la Ue si appresta a discutere una proposta sul ”price cap” che sarà resa nota la prossima settimana.

Poi la grande preoccupazione per la sicurezza alimentare globale aggravata dagli attuali conflitti; la sicurezza delle catene di produzione dall’industria all’alimentare; l’eradicazione della fame; l’impegno a fare “pienamente la nostra parte nell’attuazione del Patto sul clima di Glasgow e dei relativi risultati delle precedenti Cop, in particolare la Cop 26, compreso l’appello a rivedere e rafforzare gli obiettivi per il 2030 nei contributi nazionali alla riduzione dei gas effetto serra come necessario per allinearci con l’accordo di Parigi”.

Il G20 indica di voler “proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C. Ciò richiederà azioni e impegno significativi ed efficaci da parte di tutti i paesi, tenendo conto dei diversi approcci, attraverso lo sviluppo di chiari percorsi nazionali che allineino l’ambizione a lungo termine con gli obiettivi a breve e medio termine, e con la cooperazione e il sostegno internazionali, compresi finanziamenti e tecnologia e consumo e produzione sostenibili e responsabili come fattori abilitanti critici, nel contesto dello sviluppo sostenibile”.

Infine il Covid: “Un estesa immunizzazione è un bene pubblico globale” (per il G20 non c’è spazio per i no-vax).

Tutti questi sono i “capitoli” degli impegni del G20, aspetti evidenti “delle crisi multidimensionali senza precedenti” di questo periodo.

  • g20
  • documento finale g20

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