
Nella notte si è riunito immediatamente il G7 più i premier olandese e spagnolo per confrontarsi sulle conseguenze politiche e militari dell’ultimo evento
“Stop the war”, fermare la Guerra. Con queste parole il presidente indonesiano Widodo ha aperto i lavori della seconda e ultima giornata del G20. Il rischio di guerra assorbe l’attenzione dei leader, tuttavia se la preoccupazione è grande è grande, grandissima, anche la prudenza.
Tanto è vero che, dando un’immagine non poi così seriosa, prima dei lavori sono andati tutti a visitare una foresta di mangrovie e tutti ne hanno piantata per lo più maldestramente una (nella foto), spiega Radiocor.
Nella notte si è riunito immediatamente il G7 più i premier olandese e spagnolo per confrontarsi sulle conseguenze politiche e militari del missile russo finito in Polonia. La tensione era al massimo, il rischio di un avvitamento della crisi percepito come elevatissimo. E tuttavia con il passare delle ore i leader del G7 continuano a indicare che non c’è certezza che il missile sia stato lanciato dai russi.
A Varsavia sono sicuri che almeno sia di fabbricazione russa. Il presidente americano Biden dice che è improbabile che i russi l’abbiano lanciato. È evidente che la prudenza si accompagna a una enorme frustrazione politica e lo ha evidenziato lo stesso Biden dicendo: «Ci sono state ondate e poi ondate di missili in Ucraina, che continuano a testimoniare la brutalità e la disumanità che la Russia ha mostrato contro i civili e le infrastrutture ucraine. Ma allora perché ci riuniamo?».
Infatti, mentre a Bali si litigava con il ministro degli esteri russo Lavrov, frettolosamente rientrato a Mosca, sul fatto se l’invasione dell’Ucraina dovesse essere indicata come “guerra” nella dichiarazione finale del G20 i russi continuavano i bombardamenti.
I leader del G7 più quelli di Olanda e Spagna hanno condannato gli attacchi missilistici russi in Ucraina, offerto assistenza e sostegno alle indagini in Polonia e concordato di rimanere in stretto contatto per determinare i passaggi successivi appropriati man mano che l’indagine procede.
È il minimo sperando di non dover arrivare al massimo: si spera in realtà che tutto si chiarisca e che non siano stati i russi a lanciare il missile (o i suoi frammenti) arrivato in Polonia. Lo stesso presidente ucraino Zelenski è cauto: oggi interverrà nuovamente per videoconferenza al G20. Resta il tema politico rilevante indicato da Biden che nella notte dice ai giornalisti: “Inconcepibile che quando il mondo si riunisce per affermare una de-escalation del conflitto, la Russia continui l’escalation in Ucraina”.
Le parole di Biden riflettono anche un certo imbarazzo non solo denuncia delle scelte russe. È come se in un momento fossero spazzati via gli spiragli per una trattativa di cui si parla da giorni (forse esagerando), i disagi politici di Cina e India di fronte alla pervicacia guerresca di Putin, i dubbi dei responsabili politici di alcuni dei paesi che a ottobre si erano astenuti all’Onu sulla risoluzione di condanna della guerra o che hanno condannato la guerra ma non hanno sanzionato la Russia.
Però il missile in Polonia, lo stato di allarme nazionale in quel paese, membro della Nato, fa molta paura. Per questo la pressione su Mosca resta forte e si vedrà entro quale ora che cosa dirà il G20 su questo, se alla fine Cina e India concorderanno con il giudizio secco di condanna della guerra sostenuto dalla maggioranza del G20.
G20 che per ora sarebbe più utile indicare come G19: il ministro degli esteri Lavrov è partito nella notte e la dichiarazione finale non avrà la sua firma, indicano fonti diplomatiche.
Quanto all’economia, di cui il G20 dovrebbe precipuamente occuparsi, è di fatto rimasta relegata ai margini del confronto concentrato quasi esclusivamente sulla guerra in Ucraina.
Infine, oggi la premier Meloni vedrà XU Jinping, il premier indiano Modi e il premier giapponese Kishida. Ieri ha incontrato il premier canadese Trudeau.