
Il presidente dell’associazione bancaria rimarca anche che la discussione sul tetto al contante è inutile: “Serve normativa europea. E poi è in arrivo l’euro digitale”
«Analizzeremo i contenuti dei provvedimenti dopo il rodaggio». Questa la risposta del presidente dell’Abi Antonio Patuelli a chi gli chiede un promo giudizio sul governo Meloni, entrato in carca a ottobre. “Come associazione bancaria noi non ci scheriamo politcamente e partiticamente ma esamineremo il primo decreto economico, il dl aiuti quater e la legge di bilancio» ha spiegato.
L’auspicio di Patuelli è che ci sia una consapevolezza istituzionale complessiva per evitare l’esercizio provvisorio del bilancio dello Stato e che il Parlamento lavori nei giorni festivi e in notturna ma, prosegue il presidente dell’Abi, il tempo è limitato e c’è il rischio da non sottovalutare che la speculazione dei mercati possa scattare.
«Confidiamo – ha detto – che nella legge di bilancio ci siano misure le necessarie anticicliche». I tempi sono stretti: «Per la prima volta si è votato in autunno e non in primavera e costituire il parlamento e governo è un’operazione rilevante e ora il Decreto quater si intersecherà con la legge di bilancio» in Parlamento.
Stoccatina al governo Meloni sul tetto al contante: «Serve una norma unica a livello europeo invece di discuterne in Italia, mentre nel nostro Paese cresce l’uso dei pagamenti digitali anche se resta su posizioni arretrate rispetto alla media europea».
Patuelli ha rilevato poi come ci deve essere una spinta europea che arriverà con l’Euro digitale della Bce che comunque non escluderà le banche commerciali e il loro ruolo di intermediazione. Per l’Abi dovrà essere infatti uno strumento funzionalmente diverso da uno strumento di pagamento elettronico per integrare e non competere con le banche e le loro iniziative portando però vantaggi concreti anche ai clienti.
Critiche anche sulle novità sul Superbonus, che il governo ha ritoccato nel dl quater non recependo però le proposte di Abi e Ance, ma limtandosi ad aumentare la scadenza dei crediti. «Ha un problema all’origine – dice Patuelli -: non è stato calibrato con meccanismi cronologici di priorità. E ora bisogna recuperare. Noi abbiamo dato un aiuto di realismo fortissimo con Ance per non aggravare i costi dello Stato e ampliare gli spazi usando gli F24. Non possiamo scontare crediti fiscali che non abbiamo. Siamo arrivati al massimo».
Le banche italiane hanno messo a segno buoni risultati quest’anno ma, per i prossimi mesi, Patuelli dice: «Ho l’animo preoccupato per diversi ragioni come il calo della produzione industriale in corso a fronte di un Pil tenuto su da turismo e servizi e per il rialzo dei tassi che, seppure aumenta i ricavi nell’immediato, non è una festa per gli istituti di credito».
Infine, secondo Patuelli il 2023 oggi è da vedersi in salita. La guerra non è conclusa e ci sono tanti problemi irrisolti a partire dall’energia, rileva. Il comparto del credito si è rafforzato patrimonialmente e ha beneficiato dell’aumento dei tassi che ora però avranno effetti nefasti con un appesantimento dei costi per la clientela e un aumento del costo della raccolta delle banche, dice.