
Gli investimenti stimati sono di 16 miliardi (3,5 già effettuati), di cui 5 miliardi per l’economia circolare e 11 per la transizione energetica
Il cda di A2A ha approvato l’aggiornamento del piano 2021-2030 «in ottica prudenziale e con un maggior focus sulla gestione dei rischi derivanti dal mutato contesto, mossa resa opportuna dall’incerto contesto economico e dagli impatti generati». In sostanza, una leggera correzione di rotta dettata dagli avvenimenti che hanno sconvolto il mercato energetico e il contesto geopolitico europeo dallo scoppio della guerra in Ucraina.
Gli investimenti stimati sono di 16 miliardi (3,5 già effettuati), di cui 5 miliardi per l’economia circolare e 11 per la transizione energetica: in sostanza si torna al business plan annunciato due anni fa, dopo che nel 2022 se ne erano previsti 18 miliardi.
L’Ebitda di fine piano è visto attorno a 2,6 miliardi, in crescita del 7% medio annuo in arco piano (dai 2,9 miliardi indicati l’anno scorso, mentre nel 2020 era stato pronosticato oltre 2,5 miliardi): il 40% proverrà in ogni caso da business regolati.
Entro il 2030, – si precisa – si punta a costruire un portafoglio da 5 GW tra idroelettrico, solare ed eolico, in grado di produrre circa 9 TWh di energia green mentre già oggi, grazie agli investimenti degli ultimi due anni, A2A è il quarto player industriale italiano nelle energie rinnovabili.
Per quanto riguarda il 2022, infine, la multiutility lombarda stima un Ebitda di gruppo tra 1,45 e 1,5 miliardi e un utile netto ordinario, escludendo dunque poste non ricorrenti, tra 340 e 380 milioni.
Tra gli elementi che hanno reso necessaria una correzione del piano A2A cita «aumento costi di approvvigionamento, incremento del valore nominale dei crediti, rateizzazione dei pagamenti dei clienti e incremento del costo del debito».
In ogni caso «l’aggiornamento del piano 2021– 2030, in continuità strategica con la versione precedente, conferma l’economia circolare e la transizione energetica quali pilastri dell’evoluzione di A2A, seguendo un approccio più selettivo sugli investimenti, focalizzato sui business distintivi e sul mercato domestico e con una maggiore crescita organica. L’adozione di un approccio flessibile su investimenti e indicatori economico finanziari sarà fondamentale per garantire stabilità al gruppo».
Tra gli altri indicatori spicca il fatto che oltre l’80% dei progetti previsti entro il 2026 già realizzati o in corso di attuazione, cita la nota, mentre l’85% degli investimenti è in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDG) il 65% è allineato alla Tassonomia.
Previsto, come detto, un Ebitda in crescita da 1,4 miliardi di euro del 2021 a 1,45-1,50 miliardi nel 2022 a 2,1 miliardi nel 2026 a 2,6 miliardi al 2030, in linea con il primo piano strategico annunciato ai mercati nel gennaio 2021.
«Oltre il 40% dell’Ebitda sia al 2026 che al 2030 è regolato o contrattualizzato, ossia caratterizzato da bassa volatilità; per il restante 60% circa, composto principalmente dai margini relativi alla generazione elettrica, all’energy retail e agli impianti di trattamento rifiuti non regolati, la rischiosità è mitigata dall’hedging offerto dalla diversificazione delle fonti di generazione di elettricità, dalla base clienti consolidata e dalla posizione di leadership nel settore del trattamento dei rifiuti in un mercato sottodimensionato dal punto di vista impiantistico», precisa la società.