
I dati relativi al quarto trimestre, comunque, stanno forzando l’economia dell’eurozona verso la peggiore contrazione da fine 2012, esclusi i mesi di chiusura anti pandemica
L’indice destagionalizzato S&P Global Pmi Composito della Produzione dell’Eurozona di novembre è salito a 47.8, in crescita rispetto al 47.3 di ottobre. Salgono a cinque i mesi consecutivi in cui si registra un calo dei livelli di attività economica, anche se gli ultimi valori hanno segnalato una moderazione del tasso di contrazione.
Ciononostante, i dati Pmi relativi al quarto trimestre stanno finora forzando l’economia dell’eurozona verso la peggiore contrazione da fine 2012, esclusi i mesi di chiusura anti pandemica.
Per quanto riguarda l’indice Flash Pmi delle Attività Terziarie nell’Eurozona, a novembre si assesta a 48.6, con un tasso di contrazione invariato rispetto a ottobre. L’indice Flash Pmi della Produzione Manifatturiera aumenta invece nell’Eurozona a 45.7 (ottobre: 43.8), valore massimo in due mesi. Infine, l’indice Flash Pmi del Manifatturiero nell’Eurozona segna 47.3 (ottobre: 46.4), anche in questo caso valore massimo in 2 mesi.
«L’ennesimo crollo dell’attività di novembre aggiunge la possibilità di caduta dell’eurozona in recessione. I dati per il quarto trimestre sono stati sinora in linea con un tasso di contrazione trimestrale del PIL di poco più dello 0.2%. Detto questo, i dati PMI di novembre mostrano anche qualche timido segnale positivo. In particolare, rispetto ad ottobre il tasso generale di declino è rallentato. I problemi con la fornitura per fortuna stanno mostrando segnali di miglioramento, con i tempi medi di consegna dei fornitori dell’area manifatturiera dell’entroterra tedesco persino in miglioramento. Le miti temperature hanno inoltre dissipato alcuni timori di carenza di energia nei mesi invernali», ha dichiarato Chris Williamson, chief business economist presso S&P Global Market Intelligence.
«La pressione sui prezzi, la cui recente crescita ha indotto ad un nuovo inasprimento della politica monetaria della Bce, sta inoltre mostrando al momento segnali di rallentamento, in particolare nel settore manifatturiero. Tale dato, non solo dovrebbe aiutare per certi versi a contenere la crisi del costo della vita, ma le previsioni future più ottimistiche dovrebbero diminuire la necessità di considerare misure di inasprimento più aggressive della politica monetaria. Resta tuttavia evidente la posizione preoccupante di forte contrazione del settore manifatturiero, e anche dell’attività del settore dei servizi che è rimasta sotto una forte pressione. In entrambi i casi questo è principalmente dovuto alla crisi del costo della vita e alla recente stretta delle condizioni finanziare. Una recessione quindi, sembra probabile, anche se gli ultimi dati fanno sperare che l’entità della contrazione potrebbe non essere così grave come si temeva in precedenza», ha aggiunto Williamson.