
Il presidente dell’associazione bancaria si è scagliato contro il provvedimento per alzare il tetto al denaro contante: “Ci vuole una regola europea”
«Le discussioni a livello nazionale sul tetto del contante sono anacronistiche, serve una regola comune a livello europeo». Lo ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nel suo intervento alla cerimonia del Salone dei Pagamenti a Milano.
«È sempre in corso in Italia una discussione su qual è il tetto del contante – ha proseguito Patuelli -. È una delle poche discussioni nazionali che vengono fatte. Se ci sono tematiche di altro genere, economico o finanziario, il quadro finanziario è certamente sempre europeo. In Europa da oltre 20 anni abbiamo libera circolazione dei denari, delle merci e delle persone e di conseguenza logiche personali sul tetto ai pagamenti in contante sono leggermente anacronistiche. Per questo dobbiamo auspicare un salto di qualità nel dibattito e chiedere alle istituzioni europee di porre in essere una regola comune per tutta l’Europa dell’euro».
Inoltre, «vediamo un dibattito vecchio sui sistemi di pagamento che non tiene conto delle innovazioni che ci sono state e che ci saranno – ha proseguito Patuelli – e di solito si mettono a confronto i pagamenti con contante e quelli con la plastica ma sono nate nuove forme di pagamento e altre ci saranno che manco immaginiamo perché la logica è quella di fornire ai cittadini la chance di poter scegliere liberamente come effettuare il proprio pagamento. Mentre questo avviene ci sono ancora luoghi comuni, come quello che i pagamenti con il Pos siano troppo costosi: a mio avviso è un dibattito vecchio perché più passa il tempo e più i costi dei pagamenti si abbassano grazie alla concorrenza ed è questa, non i tetti ai costi, a tenere bassi i costi dei servizi di pagamento».
E la stoccata: «Nel 1947 l’allora governatore di Bankitalia Luigi Einaudi dimostrò che 100 lire del 1913 con 2 guerre mondiali e tutto il resto avevamo perso il 97% del loro potere di acquisto e quella fu la sua dichiarazione a sostegno dell’articolo 47 della costituzione, ovvero che la Repubblica tutela il risparmio. Sì tutela il risparmio ma non tutela nerolandia, non tutela l’evasione fiscale e l’illecito».
«Non è un caso che non vi siano più in circolazione banconote da 500 e 200 che negli anni dell’euro che garantiva tassi e inflazione a zero sono stati e sono tesaurizzati soprattutto da coloro che hanno problemi a farle circolare – ha detto Patuelli -. Ma dobbiamo far capire anche a loro che conservare con l’inflazione i quattrini in banconote sotto i materassi gli fa perdere potere di acquisto quando invece ci vogliono invece legalità sempre, responsabilità e consapevolezza».
«Questo è il problema dell’inflazione e di nerolandia e di non accorgersi – ha aggiunto – che il combinato disposto di legalità sempre e di sistemi di pagamenti tracciabili porta a una maggiore solidità sia per economia generale che per economia privata. Viva quindi questo salone dei pagamenti tracciati, viva la legalità, viva la ricerca scientifica, l’innovazione, gli investimenti e le chance per tutti».
Infine l’appello: «Viviamo una fase inedita per molti di inflazione perché l’euro fra i vari benefici ha portato a farli dimenticare e chi non ha vissuto anni da adulto gli anni ’80 e i primissimi ’90 non li ricorda se non li studia nei libri di storia economica. Oggi inflazione c’è ed è giusto combatterla e non bisogna lasciare sola la Bce e le banche nazionali a combatterla».
«Occorre che tutte le istituzioni concorrano con scelte che devono essere tutte coerenti a combattere l’inflazione – conclude il presidente dell’Abi – ma anche i cittadini devono sapere che l’inflazione è la peggiore della tassa degli onesti perché gli onesti manco se ne accorgono dell’inflazione. Il denaro per chi lo tiene contante evapora facilmente quando c’è alta inflazione, il potere di acquisto cala, occorre rendersene conto sia per ostacolare l’inflazione in ogni maniera sia per non tenere dei soldi giacenti che poi ci si accorge solo dopo che hanno peso valore».