
L’ex ministra del governo Monti, che ha dato il suo nome alla riforma del sistema presidenziale, commenta la Manovra Meloni
Elsa Fornero, economista ed ex ministra del governo Monti, ripercorre il passato e dice la sua sul capitolo Pensioni della Manovra finanziaria del governo Meloni
«La riforma del 2011, che porta il mio nome, è la risposta non soltanto all’esasperante lunghezza della transizione, alla prospettiva di crisi finanziaria e allo stallo politico ma anche ai problemi demografici ed economici. La riforma non era perfetta (nessuna lo è), ma affrontava i problemi di lungo termine del nostro sistema previdenziale, evitandone la crisi» scrive nel suo intervento per l’edizione cartacea di Mondo Economico in distribuzione dal 23 novembre.
«Avrebbe dovuto essere comunicata in modo corretto, facendo leva sulla riduzione degli oneri caricati sulle spalle delle generazioni giovani e future e sulla correzione di inaccettabili ingiustizie (come quella insita nei vitalizi dei parlamentari, sostituiti, a partire dal 2012, dalla stessa formula adottata per tutti gli italiani) – proegue -. Fu invece interpretata in termini di pura austerità – imposta dalla cancelliera Merkel per salvare le banche tedesche – e di blocco all’occupazione dei giovani».
E arriva al dunque: «Il governo Meloni sembra intenzionato a confermare queste misure, ufficialmente per mancanza di tempo e per le ristrettezze di risorse a causa delle maggiori spese dovute alla crisi energetica. Una soluzione di prudenza dopo tanta faciloneria populista e irresponsabilità fiscale. Manca però ancora una politica volta a comunicare la verità ai cittadini, anche se non necessariamente coincidente con quanto gli stessi vorrebbero sentirsi dire. Chissà che il coraggio e la prudenza di Giorgia Meloni non la inducano a scegliere questa strada che peraltro coincide, come lei ama dire, con quella della responsabilità».