Si tratta di migranti ingaggiati come segnaletica umana nelle metro di Doha, con turni di 10-12 ore e una paga irrisoria
L’attenzione della stampa internazionale sui Mondiali in Qatar non cessa di portare alla luce contraddizioni e storture del sistema in atto a Doha. Fra le figure lavorative protagoniste degli scandali c’è anche quella dei “metromen”, persone ingaggiate appositamente per posizionarsi nei pressi della metro e fornire indicazioni gratuite ai turisti.
«Metro, this way! Metro, this way!»: è con questo motto che i metromen di Doha affrontano la loro giornata lavorativa, con turni di 10 ore che, contando gli spostamenti obbligati, arrivano a quota 12-13 ore (dalle 17 alle tre di notte) e nessun riposo settimanale fino alla fine dei Mondiali di calcio. Lo stipendio mensile per questo lavoro è stato fissato a 1100 riyal, pari a circa 290 euro (un riyal vale 0,26 centesimi).
È con questa paga che sono state ingaggiate migliaia di persone provenienti soprattutto da Paesi del Terzo mondo per lavorare come “segnaletica umana”. Questi lavoratori, con un contratto a termine di tre mesi, alloggiano nell’Asian City, un agglomerato abitativo appositamente costruito per ospitare la forza lavoro immigrata per i Mondiali, con stanze da quattro persone e bagni in comune.
Una condizione “fortunata” come denuncia Rainews, che ricorda la grande massa di migranti impiegata invece nella costruzione degli impianti sportivi che ha subito termini contrattuali, orari e temperature infernali, spesso assistendo alla morte dei propri colleghi.