Emerge da uno studio condotto dalla London School of Economics (LSE) secondo cui i costi sono aumentati a causa della burocrazia aggiuntiva
La Brexit ha pesato per quasi 6 miliardi di sterline (7 miliardi di euro) sulla spesa alimentare dei britannici nei due anni sino alla fine del 2021. Emerge da uno studio condotto dalla London School of Economics (LSE) secondo cui i costi sono aumentati a causa della burocrazia aggiuntiva necessaria per le importazioni in seguito al divorzio del Regno Unito dall’Ue.
In media per una famiglia la spesa per gli alimenti è cresciuta di 210 sterline (245 euro) nei due anni presi in esame. Sono in particolare i più poveri ad avere subito forti contraccolpi, già in un quadro di crisi del caro vita a causa dell’inflazione record.
Lo studio arriva dopo che da più parti, inclusi i vertici della Bank of England, erano emersi dati e stime negative sulle conseguenze dell’addio britannico all’Ue, capace di aggravare la crisi economica esistente nel Regno.
Ma a queste aveva poi replicato il governo conservatore, tramite il premier Rishi Sunak e anche il suo cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt: per entrambi è ancora presto per fare un bilancio ed è comunque esclusa una revisione degli accordi di divorzio dall’Ue nel senso di un riallineamento anche parziale di Londra al mercato unico sul modello della Svizzera.
Riallineamento escluso peraltro al momento come obiettivo anche dal leader dell’opposizione laburista Keir Starmer, che si è detto contrario in questa fase a un ritorno alla libertà di movimento dei cittadini europei verso il Regno.