
Un startup che crea connessioni veloci tra venditori e consumatori sfruttando l’intelligenza artificiale
La storia di questa start up nasce da una domanda: perché spesso per comprare qualcosa devi spendere ore e ore online, o pomeriggi nei negozi, per cercare il prodotto adatto alle tue esigenze? È da questa intuizione risalente al dicembre del 2017, che punta a ribaltare il paradigma dello shopping, che nasce Youbuyme (che vuol dire appunto “comprami” nel senso di comprare la fiducia del cliente). Ce l’hanno raccontata i fondatori Michele Paruta e Matteo Scolari.
Appare come una barra di ricerca dove l’utente inserisce quella che è la sua esigenza o prodotto che sta cercando. La piattaforma la interpreta e la inoltra ai negozianti partner, che se accettano la richiesta fanno nascere una chat all’interno della piattaforma dove i due, cliente e venditore, possono scambiarsi messaggi (di testo, audio, videochiamate). Questo semplifica la vita a entrambe le parti: il cliente ha una consulenza a portata di click prima di effettuare l’acquisto, oltre a poter conoscere la realtà dove compra in pochi minuti; mentre il negoziante in poco tempo è online, senza dover investire energie e ore nella creazione di un e-commerce personale.
Il motto di Youbuyme è “Metti il cuore nella vendita, al resto ci pensiamo noi”. Il seller infatti ha il proprio negozio online in dieci minuti, e non deve caricare niente di persona sul sito (niente catalogo, foto, descrizioni o schede tecniche). Che sia manager di uno shop online o proprietario di negozio fisico non importa, si propone a Youbuyme ed è il suo sistema, dotato di intelligenza artificiale e istruito ad elaborare le richieste del cliente, che “matcha” le esigenze del cliente con uno dei seller che fa parte della community. Il venditore quindi non carica schede prodotto: sono già all’interno di Youbuyme. Così il lavoro enorme che altrimenti ricadrebbe sulle spalle dei venditori, che è la creazione di un e-shop, diventa notevolmente più veloce e snello.
Ma il percorso di Youbuyme non finisce qui. La start up è già stata corteggiata da investitori che vorrebbero aprirle spazi nei mercati esteri; tanto che la piattaforma sta già iniziando a chiedere ai negozianti interessati a candidarsi “che lingua parli?”. Questo vorrà dire la necessità di incrementare le capacità informatiche per tenere dietro a una domanda che non sarà più solo italiana, ma farà il giro del mondo.