
Il vice ministro dell’Economia di Taiwan ha fatto appello al nuovo governo, guidato da Giorgia Meloni, per intensificare i rapporti commerciali tra i due Paesi. Inoltre, ha avvertito che se la Cina invade l’isola, l’intera industria dei semiconduttori verrà distrutta
Di Marinellys Tremamunno / Inviata speciale a Taipei
“L’Italia è uno dei Paesi del G7, è uno dei Paesi più industrializzati; ha una tecnologia all’avanguardia, crea arte e produce prodotti rinomati. L’Italia è un partner commerciale molto importante per Taiwan”.
Con queste parole il vice ministro dell’Economia della Repubblica di Cina (Taiwan), Chern-Chyi Chen, ha confermato in una conversazione esclusiva con Business24 che l’isola asiatica intende intensificare i rapporti commerciali con l’Italia. Da evidenziare che il Belpaese è il terzo partner commerciale di Taiwan nell’UE, dopo la Germania e i Paesi Bassi, con un giro d’affari di 5 miliardi di euro nel 2021 (con un saldo a favore dell’Italia), secondo i dati dell’Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia.
Alla domanda sulle aspettative del governo della presidente Tsai Ing-wen in merito all’arrivo del nuovo governo di Giorgia Meloni, che durante la campagna elettorale ha espresso apertamente il proprio sostegno a Taipei, incontrando Andrea Sing-Ying Lee, suo rappresentante ufficiale in Italia, ha risposto: “Ci piacerebbe avere un dialogo governativo avanzato”, al fine di “migliorare le nostre politiche per sviluppare le nostre relazioni”.
“Ogni Paese ha un suo sistema unico, così il dialogo tra governi è molto importante per le aziende, per imparare come investire e fare commercio con i Paesi partner”, ha spiegato, sottolineando che “Taiwan e l’Italia sono partner naturali”.
E, in questo rapporto commerciale, cosa interessa a Taiwan dell’Italia? “Dal punto di vista geografico, l’Italia è al Sud dell’Europa e, dal punto di vista tecnologico, è una delle nazioni leader. L’Italia ha un’economia molto stabile e ha una particolare esperienza nel design industriale. Vedo un grande potenziale per la nostra collaborazione”, ha risposto il ministro Chern-Chyi Chen.
Inoltre, il vice ministro ha assicurato che entrambi i Paesi hanno “strutture economiche complementari”. Ad esempio, “l’Italia è famosa nel mondo per il suo design e la sua alta qualità. Taiwan ha un’industria efficiente e adattabile”, per questo “possiamo creare collaborazioni per la produzione di veicoli elettrici e batterie. Siamo molto interessati allo sviluppo di veicoli, sia elettrici che tradizionali”.
Sui rapporti bilaterali con l’Ue, Chern-Chyi Chen è positivo: “Sappiamo che ci sono molte differenze politiche all’interno dell’Europa e siamo fiduciosi che queste differenze possano essere risolte”.
Lo scudo di silicio
Il tema della minaccia di invasione da parte della Cina comunista è stato inevitabile nell’incontro con il vice ministro dell’Economia dell’isola democratica. Cosa accadrebbe se la Cina invadesse Taiwan? “Se Taiwan viene invasa, l’intera industria dei semiconduttori verrà distrutta”, ha affermato il vice ministro, il che significherebbe la distruzione delle fabbriche che producono il 65% dei semiconduttori mondiali e di quasi il 90% dei chip avanzati, così necessari per la maggioranza dei componenti elettronici della nostra vita quotidiana.
Tuttavia, ha spiegato, proprio questa supremazia taiwanese nella produzione di semiconduttori potrebbe salvare Taiwan da un’invasione di Xi Jinping, visto che attaccare l’isola potrebbe significare autodistruggersi: “La Cina è il nostro principale partner commerciale: il 40% delle nostre esportazioni, di cui il 90% sono semiconduttori, va in Cina e a Hong Kong. La maggior parte delle nostre esportazioni permette loro di fare delle cose, c’è una dipendenza reciproca”.
È quello che alcuni intellettuali hanno definito lo “scudo di silicio”, qualcosa di simile al concetto di “guerra fredda”, poiché qualsiasi azione militare di Xi Jinping nello Stretto di Taiwan avrebbe un costo così alto per Pechino che sicuramente ci penserebbe due volte prima di andare oltre le minacce.
Infine, la Cina è il più grande produttore mondiale e Taiwan è la base della sua economia manifatturiera. In questo scenario “siamo tutti responsabili del mantenimento della pace perché siamo tutti coinvolti. La posizione del governo è di non aggravare la situazione. Difenderemo la nostra democrazia, ma non provocheremo un attacco”, ha aggiunto il ministro taiwanese.
Chern-Chyi Chen ha confermato che Taipei è preoccupata per la crisi economica che sta affrontando la Cina. “Stiamo vedendo che l’economia cinese è in declino, pensiamo che sia a causa della politica zero COVID. Questo ci preoccupa poiché è il nostro principale partner commerciale, ma lavoriamo anche per il mondo intero. In questo momento non è possibile determinare cosa sta succedendo in Cina, per questo stiamo cercando di diversificare la nostra economia”.
In questo scenario, lo scambio economico con i Paesi Europei è molto importante per raggiungere questa diversificazione economica: “Sappiamo che ci sono molte divergenze politiche all’interno dell’Europa e speriamo che queste divergenze possano essere risolte”, ha concluso in tono positivo.