
Al riflesso di questi aumenti la redditività è calata sia per le Pmi, con un meno 19%, sia per le grandi imprese, con un meno 9% sullo stesso periodo, portando a indebolimenti degli utili
Tra aprile e settembre i costi di materie prime e energia delle imprese sono aumentati del 93%, mentre secondo l’ultima rilevazione della Bce anche i costi netti del lavoro hanno segnato un forte aumento, +71% e in entrambi casi queste voci hanno mostrato massimi storici per la seconda indagine semestrale consecutiva.
Al riflesso di questi aumenti la redditività è calata sia per le Pmi, con un meno 19%, sia per le grandi imprese, con un meno 9% sullo stesso periodo, portando a indebolimenti degli utili.
Al tempo stesso, puntualizza la Bce, le imprese hanno continuato a riferire miglioramenti sull’attività economica e aumenti di fatturato, in quest’ultimo caso più frequenti tra le grandi imprese rispetto alle Pmi.
L’indagine è focalizzata sull’accesso ai finanziamenti delle imprese e rileva un allargamento del divario tra fabbisogno e disponibilità, mentre le necessità di finanziamenti sono spesso aumentate laddove la disponibilità ha subito riduzioni o inasprimenti.
Aumentano i costi e le condizionalità dei prestiti bancari, ai livelli più alti da quando l’indagine è stata avviata nel 2009, secondo la Bce. Secondo lo studio una quota netta del 9% di imprese riporta un allargamento del gap sui finanziamenti, mentre sulle imprese più grandi questo peggioramento risulta più ampio (11%) rispetto alle Pmi (7%).
Le imprese che riportano inasprimenti delle condizioni di finanziamento a causa dei rialzi dei tassi sono salite al 71%, a fronte del 34% della precedente rilevazione, mentre un 49% di imprese riporta deterioramenti anche su altre condizioni di finanziamento, come commissioni e costi supplementari.