
Il debito pubblico dell’Italia pesa per ben 46.962 euro a cittadino residente, neonati inclusi, 107.152 euro a famiglia, denuncia il Codacons, commentando i dati
Nel mese di ottobre 2022, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 27,7 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.770,8 miliardi. L’aumento è dovuto principalmente all’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (14,6 miliardi, a 62,6); vi hanno inoltre contribuito il fabbisogno (9,9 miliardi) e l’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (3,2 miliardi).
Lo rende noto Bankitalia nella pubblicazione statistica “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, la variazione del debito nel mese di ottobre riflette quello delle Amministrazioni centrali. Il debito delle Amministrazioni locali e quello degli Enti di previdenza sono rimasti pressoché invariati.
Alla fine di ottobre la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia era pari al 26,1 per cento (invariata rispetto al mese precedente); la vita media residua del debito è lievemente diminuita, a 7,7 anni.
Il debito pubblico dell’Italia pesa per ben 46.962 euro a cittadino residente, neonati inclusi, 107.152 euro a famiglia, denuncia il Codacons, commentando i dati.
«Il debito pubblico torna ad aumentare sensibilmente, e ha raggiunto un nuovo record, salendo in un solo mese di 27,7 miliardi di euro, l’equivalente di +1.071 euro a famiglia – spiega il presidente Carlo Rienzi – Una zavorra pesantissima per il paese di cui faranno le spese le generazioni future, senza contare che il debito pubblico rischia di crescere ulteriormente a causa delle emergenze economiche scoppiate in Italia, dalle bollette all’inflazione”. “Una situazione insostenibile per la nostra economia che il Governo Meloni deve affrontare attraverso un cambio di direzione rispetto al passato e misure realmente efficaci in grado di ridurre un debito mostruoso» conclude Rienzi.