
Dopo l’annuncio di una crescita di 5 punti dei tassi, la presidente non è stata “tenera”
La Bce ha ancora molta strada da percorrere per riportare l’inflazione verso il target del 2% nel medio periodo e intende continuare ad agire con decisione sulla leva dei tassi di interesse. Lo riferisce Radiocor.
E’ il messaggio lanciato oggi dalla presidente Christine Lagarde che, a fronte di un’inflazione che “rimane troppo elevata e lo sarà ancora per troppo tempo”, si è presentata nella veste per lei inusuale di falco. “Siamo ben lontani dall’aver terminato il nostro percorso”, ha detto Lagarde nella conferenza stampa post-vertice dopo l’annuncio del nuovo aumento dei tassi di 50 punti base.
Il Consiglio direttivo – ha precisato la presidente della Bce – ritiene che i tassi debbano ancora “aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2%”.
Per la prima volta, Lagarde ha parlato apertamente di entrare in territorio restrittivo onde produrre un rallentamento dell’inflazione nel lungo periodo e ha preavvisato i mercati di attendersi nuovi rialzi di 50 punti base – anziché di 25 come previsto da molti analisti fino a poche ore – in occasione delle prossime riunioni.
Dunque, certamente un nuovo rialzo di mezzo punto a febbraio e molto probabilmente un altro a marzo quando partirà anche la riduzione del bilancio della Bce tramite un minore reinvestimento del capitale rimborsato sui titoli in scadenza nell’ambito del App. Il ritmo di tale riduzione – ha spiegato Lagarde – sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo.
La manovra nel suo complesso, ha detto Lagarde, potrebbe generare perdite nei bilanci delle banche centrali nazionali e persino portare a livelli negativi il patrimonio netto. Ciascun ordinamento giuridico tratta la questione in modo differente – ha aggiunto Lagarde – ma in passato diverse banche centrali hanno operato in perdita e persino con un capitale negativo.
La decisione odierna su tassi e Qt non è stata unanime, ha spiegato Lagarde, ma c’è stato un consenso generale sull’importanza di mantenere salda la direzione di marcia anche se qualcuno dei governatori avrebbe voluto un rialzo più marcato e qualcuno un rallentamento più marcato. Alla fine ne è uscita una soluzione di compromesso che ha prodotto un aumento del costo del denaro inferiore ai due meeting precedenti quando erano stati decisi aumenti dei tassi di 75 pb ma che – ha precisato a più riprese Lagarde – non segna un cambio di direzione di marcia.
La Bce rimane invece ben salda sulla strada di un processo di stretta nella consapevolezza che rimane ancora molto da fare e che occorrerà tenere la barra dritta più a lungo di quanto probabilmente toccherà alla Fed che ha iniziato questo processo prima.
A giustificare questa svolta hawkish di Lagarde sono del resto le nuove stime macroeconomiche pubblicate dallo staff Bce sull’arco temporale al 2025 e che hanno visto un netto rialzo dei tassi di inflazione per il 2022 e il 2023. Per l’inflazione la Bce prevede ora una crescita dell’8,4% nel 2022, del 6,3% nel 2023, del 3,4% nel 2024 e del 2,3% nel 2025.
A settembre gli esperti della Bce avevano previsto una crescita dell’inflazione dell’8,1% nel 2022, del 5,5% nel 2023 e del 2,3% nel 2024. Per quanto riguarda il Pil, lo staff Bce vede la crescita 2022 al +3,4%, 2023 a +0,5,%, 2024 a +1,9% e 2025 a +1,8%. Nella precedente proiezione di settembre, gli esperti della Bce avevano previsto una crescita del pil dell’eurozona al ritmo del 3,1% nel 2022, dello 0,9% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024.