
Gli investitori cominciano a tirare i remi in barca in vista della fine dell’anno, e pesa anche l’aumento dei contagi da Covid in Cina e il rischio recessione, che resta sempre pressante
Superato lo shock iniziale per l’azione della Banca centrale giapponese sui titoli di Stato, che sembra preludere alla fine alla politica monetaria ultra accomodante dell’istituto, le Borse europee hanno recuperato terreno e chiuso attorno alla parità.
Positive Milano (+0,15%), Londra (+0,13%) e Madrid (+0,68%), mentre sono rimaste più indietro Parigi (-0,35%) e Francoforte (-0,42%).
La mossa della BoJ ha messo le ali allo yen, che ha guadagnato più del 3,5% sulle principali valute, risollevandosi dai minimi in trent’anni e riportandosi al massimo da agosto su biglietto verde (131,252 il cambio dollaro/yen) e sulla moneta unica (139,488 euro/yen).
Sull’umore degli investitori, che cominciano comunque a tirare i remi in barca in vista della fine dell’anno, pesano anche l’aumento dei contagi da Covid in Cina e il rischio recessione, che resta sempre pressante.
Sempre sotto i riflettori la tematica energetica, con i prezzi del gas ancora in calo dopo l’accordo nell’Ue per fissare un “price cap” a quota 180 euro/Mwh. Ad Amsterdam -1,7% nel finale a 106,6 euro al megawattora il future scadenza gennaio, che ha toccato un minimo a 100,2 euro, livello che non si vedeva da metà giugno (-20% nelle ultime tre sedute).
Per quanto riguarda i titoli, bancari in vetta al Ftse Mib (+4,02% Unicredit, +4,13% Banco Bpm dopo essere stato fermato in volatilità a +4,22%, +4,48% Bper, +2,02% Intesa Sanpaolo), in una giornata in cui lo spread ha chiuso a 217 punti, contro i 218 della chiusura precedente, ma il rendimento decennale è balzato al 4,46% dal 4,37%.
Bene anche il risparmio gestito, mentre reggono i petroliferi (Tenaris +1,37%, Eni +0,08%) con il greggio poco mosso (future del Wti gennaio +0,2% a 75,2 dollari al barile e quelli del Brent febbraio +0,1% a 79,42 dollari).
In coda Campari (-3,19%) e Diasorin (-2,81%), con movimenti settoriali che vedono farmaceutici e titoli del settore alimentare/beverage in calo in tutta Europa.