
Il dato sull’inflazione americana di novembre, scesa rispetto a ottobre ma meno delle attese, non scuote le Borse europee
Mercati azionari del Vecchio continente senza una direzione precisa nell’ultima seduta della settimana: Piazza Affari chiude in lieve rialzo una seduta debole, l’indice Ftse Mib sale a fine scambi dello 0,27% a 23.877,55 punti.
La Borsa di Londra ha chiuso, in anticipo rispetto alle altre in attesa delle festività natalizie, con un aumento dello 0,05%, mentre Parigi ha perso lo 0,2% e Francoforte ha guadagnato uno speculare 0,2%. In aumento dello 0,1% Amsterdam, piatta Madrid
Il dato sull’inflazione americana di novembre, scesa rispetto a ottobre ma meno delle attese, non scuote le Borse europee, che terminano contrastate l’ultima seduta prima della pausa natalizia, in una giornata con scambi limitati a causa del clima festivo. Sul finale i listini hanno cercato nell’andamento migliore delle attese della fiducia dei consumatori Usa lo spunto per allungare il passo, chiudendo in progresso, comunque contenuto.
Tra i principali titoli milanesi, Leonardo (+2,05%) ha approfittato del nuovo contratto ottenuto in Canada. Bene anche Iveco (+1,98%), Tim (+2,39%) e Tenaris (+1,78%), mentre hanno perso quota Ferrari (-0,75%) e Stmicroelectronics (-0,78%).
Sotto i riflettori Banco Bpm (+0,18%), che ha siglato la nuova partnership nella bancassicurazione Danni con il Credit Agricole. Sul mercato valutario, l’euro risale a 1,0622 dollari(da 1,0590 ieri).
Euro/yen a 141,01 (140,15 ieri sera), dollaro/yen a 132,77 (132,10). La divisa asiatica ha perso terreno dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione del Giappone a novembre che, pur avendo segnato un record rispetto al 1981, è stata inferiore alle previsioni.
Petrolio ancora in deciso rialzo: il Brent per febbraio sale del 2,94% a 83,36 dollari al barile, mentre la stessa scadenza del Wti è scambiata a 79,68 dollari (+2,83%). Prosegue la caduta del prezzo del gas naturale sulla piattaforma Ttf di Amsterdam, ai livelli delle settimane precedenti all’invasione russa dell’Ucraina: -10% a 82,7 euro al megawattora.