
Dall’inizio della guerra, alle contrattazioni in Commissione europea fino a un caro bollette insostenibile per tutti, famiglie e imprese. La cronistoria della soluzione
Il prezzo del gas europeo a fine anno scende. E va sotto i 100 euro a Megawattora (MWh); e cala anche di più, girando stabilmente sulla linea degli 80 euro. Soglia fisica-virtuale, oltre che psicologica, fondamentale per i mercati in parte merito del price cap su cui l’Unione europea è riuscita a trovare una sintesi. La mediazione sul tetto al prezzo del gas è stata raggiunta dopo un lungo viaggio, e dieci mesi di guerra dell’energia che si sono aperti con il conflitto in Ucraina.
Come si legge nell’analisi di Lapresse, nel corso dell’anno la quotazione ha superato anche i 300 euro, con le bollette di famiglie e imprese che hanno spiccato il volo. Il conseguente aumento dell’inflazione, già pronta a cavalcare l’onda dell’aumento dei costi delle materie prime sulla scia della carenza dei semiconduttori e dei chip iniziata in era Covid, è proseguito con l’incremento dei beni alimentari (a cominciare dal grano). Il 24 febbraio è sicuramente la data da segnare.
L’invasione della Russia in Ucraina, e lo scoppio della guerra hanno alimentato le tensioni sulle negoziazioni internazionali. Quel giorno con l’invasione della Russia il prezzo era schizzato a 127 euro al MWh.
Tra il 22 e il 23 febbraio il prezzo girava tra i 79 e gli 88 euro al MWh. Via via ha preso corpo sempre una maggiore volatilità del prezzo del gas che, al nervosismo speculativo del mercato olandese al TTF, aggiunge la destabilizzazione geo-politica di un conflitto alle porte orientali dell’Europa. Ma a portare la quiete ci ha pensato il price cap, o almeno la funzione di deterrenza preventiva sull’incremento dei costi che gli viene attribuita; il 19 dicembre, pochi giorni fa, si è arrivati a un compromesso: l’Unione europea è riuscita a trovare un accordo sul tetto al prezzo del gas, fisaato a 185 euro al MWh.
La risposta dei mercati non è tardata ad arrivare; il 21 dicembre è stata abbattuta la soglia dei 100 euro al MWh. Lungo il percorso che ha portato al price cap, l’Italia ha rivestito un ruolo importante come viene riconosciuto dalla stessa Unione europea. L’ex premier Mario Draghi si è più volte fatto promotore dell’intesa, spingendosi in alcuni casi anche oltre i limiti della carica rivestita, sia pure con il placet della commissione Europea.
Un impegno riconosciuto dalla premier Giorgia Meloni che ha parlato di “vittoria italiana”. Ora, il prezzo sotto i 100 euro al MWh – in realtà siamo ormai sugli 80 euro al MWh – è ai livelli più bassi da giugno 2022. E anche se nell’estate del 2021 il gas costava intorno ai 30 euro al MWh è un risultato che apre prospettive positive.
Il meccanismo del tetto del gas si attiverà automaticamente quando il prezzo all’ingrosso supererà i 180 euro a MWh per tre giorni lavorativi, e sarà superiore di 35 euro al prezzo del Gnl sui mercati globali; si attiverà per 20 giorni, ma si potrà sospendere se dovessero esserci rischi per le forniture. Il via libera sarà possibile dal 15 febbraio 2023.
All’accordo sul price cap, la Russia ha reagito con delle minacce, più o meno velate, parlando di ‘decisione politica’ che può portare allo stop dei volumi di gas. È il 21 dicembre 2021 quando per la prima volta la Russia (nello specifico il colosso statale Gazprom) chiude il rubinetto del gasdotto che rifornisce la Germania, lasciando assaporare l’antipasto di quello che sarebbe stato servito con l’anno nuovo sul fronte energetico.
Cosa succede? Diminuiscono le forniture e aumentano i prezzi a 185 euro al Mwh (+25,6%); anche se poi la quotazione torna a scendere a 80 euro al MWh. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina il prezzo del gas schizza sopra i 130 euro al MWh. Via via la dinamica geo-politica si sovrappone alle tensioni speculative sui mercati e alle ipotesi di sanzioni nonché alla proposta del price cap; con l’inflazione che galoppa i prezzi del gas però vanno sull’ottovolante per mesi.
Si intuisce subito, ed è la commissione Ue a dettare la linea (senza nascondere più di tanto la guida dell’allora presidente del Consiglio Draghi), che è necessario ‘liberarsi’ dalla dipendenza del gas russo. A metà giugno proprio Draghi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francesce Emmanuel Macron sono a Kiev, in visita ufficiale dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il prezzo del gas, che fino a quel momento si era mantenuto entro i 100 euro al MWh, da lì in poi inizia a salire.
La Russia – come evidentemente aveva progettato – inizia a rendere funzionale alla “sua” guerra l’uso politico del gas, anche come fattore di minaccia proprio in un periodo fondamentale sia per la richiesta elevata di forniture che per gli stoccaggi in vista del periodo invernale.
Prima le sanzioni (dal blocco dell’export al codice bancario swift, fino alla lista nera dei beni e degli oligarchi russi), poi il blocco dei pagamenti delle forniture, e ancora più avanti la manutenzione delle turbine del Nord stream – con un lungo scambio di accuse tra Russia e Canada sull’invio del pezzo per la riparazione e la ripresa del funzionamento del gasdotto – ci portano a settembre, e alle quotazioni del gas che – già alla fine di agosto, il 26, erano arrivate a 345 euro – si aggirano sui vertici dei 300 euro al MWh. E’ così che Gazprom inizia con le riduzioni dei volumi e i guasti improvvisi al Nord Stream.
L’Unione europea prende allora più seriamente in considerazione il “price cap”, e la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen ne fa anche una questione di taglio dei proventi che arrivano alla Russia e che vengono poi impiegati per la guerra in Ucraina. Le quotazioni sui mercati rispondono ai segnali lanciati, anche se il prezzo rimane molto elevato, piazzandosi per alcuni giorni poco al di sotto dei 200 euro al MWh.
Quando alla fine di settembre esplode il Nord Stream con delle falle da cui fuoriesce gas nel mar Baltico. Il prezzo ricomincia a cavalcare. Gli stoccaggi, sia in Europa che in Italia, arrivano all’obiettivo di oltre il 90% nei tempi stabiliti. L’inverno, almeno questo, sembra esser stato messo al sicuro, anche se tutti gli Stati hanno in conto di attivare all’occorrenza procedure d’emergenza.
Tra gli spunti da mettere in campo l’Europa, le grandi aziende energetiche nazionali dovranno procedere ad acquisti comuni per almeno il 15% dei rispettivi stoccaggi di gas, l’Agenzia dei regolatori dell’energia dovrà entro il 31 marzo 2023 rendere disponibile un nuovo parametro di riferimento dei prezzi che possa essere in grado di sganciare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas.
Il nostro Paese, oltre alle misure economiche di sostegno per attenuare i costi di luce e gas dedicate a famiglie e imprese, ha avviato una maggiore diversificazione delle fonti sia sul fronte della produzione e della tecnologia (implementazione delle rinnovabili e accelerazione degli iter autorizzativi degli impianti) sia sul versante geografico della provenienza del gas rafforzando gli accordi per le forniture con i Paesi del nord del Mediterraneo, in particolare con l’Algeria e l’azienda statale Sonatrach.
A questo bisogna aggiungere alcune decisioni da portare avanti sulla dotazione di infrastrutture del Paese, in particolare sui rigassificatori di Piombino e di Ravenna, in tempi anche relativamente brevi (si parla di giugno 2023).
E poi la scelta, già individuata e messa in chiaro dal precedente governo, di aumentare la capacità di estrazione delle trivelle nostrane, aumentando così la produzione di gas nazionale da poter vendere a prezzi calmierati alle aziende in difficoltà.
Sul piatto della bilancia si deve mettere la diminuzione della domanda sia per le nuove regole legati a consumi più razionali sia per il clima più mite di questi ultimi mesi che ha aiutato.
Il prezzo europeo del gas intanto è ora intorno agli 80 euro al MWh. Che sia o no in linea con quanto atteso, è comunque un’apertura per la speranza che il meccanismo funzioni, anche soltanto come deterrente con azione preventiva, per riportare la stabilità dei prezzi. Oltre a essere una nuova prova di maturità e di condivisione per l’Europa