
Tra i peggiori dell’anno ci sono molte startup una volta considerate molto promettenti: Rivian, Lucid, Canoo e Nikola perdono almeno il 76%; rimanendo nell’elettrico, Tesla perde il 68%
Ferrari è il miglior titolo dell’anno a Wall Street tra le case automobilistiche. Dopo la significativa crescita del 2021, il 2022 è stato un anno difficile per il settore, tra problemi alla produzione provocati dai lockdown, l’aumento dei tassi d’interesse e il calo della domanda. Nonostante questo, molte case automobilistiche hanno registrato risultati finanziari positivi, non sufficienti però per allontanare i timori e per sostenere la crescita dei loro titoli sui mercati. Il 2023, poi, si preannuncia altrettanto difficile.
Il FactSet Automotive Index, che include case automobilistiche e società che producono componenti per auto, perde circa il 38% dall’inizio dell’anno. Tutte le società di auto, sia quelle tradizionali sia le startup di veicoli elettrici, registrano cali in doppia cifra.
Tra i peggiori dell’anno ci sono molte startup una volta considerate molto promettenti: Rivian, Lucid, Canoo e Nikola perdono almeno il 76%; rimanendo nell’elettrico, Tesla perde il 68%. Meglio sta andando alle società tradizionali, anche se i due maggiori produttori di veicoli negli Stati Uniti, General Motors e Ford Motor, perdono oltre il 40%. Stellantis, Nissan, Toyota e Volkswagen cedono oltre il 25%.
La società migliore, ovvero quella con il calo più ridotto, è Ferrari, in ribasso del 18%. La casa di Maranello chiuderà l’anno con circa 13.000 auto vendute, meno di quante General Motors ne venda in un giorno, sottolinea la Cnbc, ma le ‘Rosse’ hanno un prezzo medio di vendita di circa 322.000 dollari, secondo le stime di FactSet.
E la lista di attesa è lunga. La società di Maranello limita la produzione annuale per preservare esclusività e qualità, mantenendo alti i prezzi: in questo modo, riesce ad avere margini operativi da record. La maggior parte dei modelli risultavano ‘sold out’ per l’anno già all’inizio di novembre, secondo quanto detto dall’amministratore delegato Benedetto Vigna, che ha inoltre dichiarato di non prevedere problemi per la domanda nel 2023, a prescindere dall’andamento dell’economia.