Oggi per un chilo di cashmere grezzo servono 220 dollari, 100 in più rispetto al 2020
La produzione di lana di cachemire Pashmina, anche nota come “l’oro tenero”, è fortemente a rischio a causa del conflitto che logora il confine himalayano del Ladakh dove India e Cina non trovano pace. Anche se l’istituzione di zone cuscinetto nella regione ha contribuito a contenere le tensioni, secondo il Washington Post “”il costante ritiro dell’India dalle sue aree storicamente rivendicate ha finito per sottrarre preziosi pascoli ai Changpas“, popolo tibetano famoso per la produzione della pregiata lana.
Per secoli questo popolo ha allevato le capre Pashmina proprio su questi monti, ad altitudini che superano i cinquemila metri; oggi le aree cuscinetto occupano quasi tutte le terre del versante indiano precedentemente adibite ai pascoli mentre “la Cina non ha perso nulla“, come accusa un rappresentante del governo locale in Ladakh.
Fin dal 1800, i pastori si occupano della cura delle capre e del loro morbido ma robusto sottopelo, per poi trasportare la lana nella vicina valle del Kashmir dove le fibre grezze vengono lavorate su telai di legno. Oggi invece “la maggior parte del cashmere proviene in realtà da produttori in Cina, Mongolia e Afghanistan” come spiega il Post, con conseguenze pesanti anche per i prezzi.
Se infatti prima del giugno 2020 un chilogrammo di cashmere grezzo costava 120 dollari, oggi la stessa quantità di materiale ne richiede 220 di dollari, con le responsabilità peggiori imputabili proprio al conflitto.