
Ism e ordini peggio delle stime; ora si aspettano le reazioni delle borse europee
È un boccone amaro quello che arriva da una delle maggiori economie globali, quella stelle e strisce, per chi già questa mattina aveva vissuto il mal di mare dei mercati dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione in zona Euro e la cautela del pomeriggio con i primi dati sull’occupazione negli States. Da “bene ma non benissimo” a “bene proprio no” il passo è stato breve: frena la locomotiva Usa con ben un punto peggio rispetto alle stime (-1,8 invece che -0,8) sul frangente della produzione industriale. L’indicatore Month to Month che misura la variazione del numero totale di nuovi ordini d’acquisto ai produttori segna un colpo di freni inequivocabile rispetto all’ultima misurazione, che lo dava allo 0,4%.
Anche il settore dei servizi non se la passa per niente bene: ci si aspettava 55 punti dall’indice statunitense, ne sono stati totalizzati appena 49,5; un dato in flessione non solo rispetto alle attese ma anche rispetto all’ultima misurazione dell’indicatore dei servizi Ism, che l’ultima analisi del Institute for Supply Management dava a quota 56,5 punti. Ora bisognerà osservare come reagiranno le borse globali e quelle europee in special modo al rallentamento Usa; questa notte invece Tokyo pubblicherà i dati sulla spesa reale delle famiglie, che prima della nuova pubblicazione registrava l’1,1%. Sperando che la calza già piena di carbone e amarezza di oggi non riservi sorprese ancora più amare.