Per ora niente carbone dalla Befana, tra avvii positivi e generale ottimismo, anche in Asia
Le borse sperano di non trovare carbone nelle loro calze e aprono questa mattina del 6 gennaio con un cauto ottimismo. L’indice Ftse Mib ha iniziato le contrattazioni in progresso dello 0,41% a 24.934 punti, facendo aprire con un pizzico di speranza in più la borsa di Milano. Il Ftse Mib avanza dello 0,14%, con gli acquisti che si concentrano sui petroliferi, grazie anche alla ripresa del prezzo del greggio, e sulle banche. Leonardo guida in testa (+1,2%) davanti a Tenaris (+0,8%), Saipem (+0,8%), Eni (+0,8%), Intesa (+0,8%), Banco Bpm (+0,7%) e Unicredit (+0,7%). Rischiano una calza piena di carbone invece i titoli del comparto medicale con Diasorin (-1%) e Amplifon (-0,6%), ma troveranno poca dolcezza nella prima mattina anche Stellantis (-1,1%) e Nexi (-1%); resta invariata Tim.
Anche le colleghe del capoluogo meneghino, soprattutto le maggiori europee, sono tutto sommato positive su come proseguirà la giornata, in cui sono attesi i dati sull’inflazione dell’Eurozona (attesa in calo al 9,5%) e sul mercato del lavoro Usa (dove ci si attende una flessione a 202 mila unità e la disoccupazione stabile al 3,7%). A Parigi il Cac 40 avanza dello 0,17% a 6.772 punti, a Londra il Ftse 100 sale dello 0,38% a 7.662 punti mentre a Francoforte il Dax registra un progresso dello 0,28% a 14.476 punti.
Tokyo ha chiuso in progresso dello 0,59%, Seul dell’1,1%, Sydney dello 0,6%. Poco mosse Shanghai (+0,1%), Shenzhen (+0,2%) e Hong Kong (-0,2%) anche se le rassicurazioni di Pechino su un possibile allentamento delle restrizioni sui finanziamenti al settore immobiliare potrebbero restituire respiro a un comparto in grande difficoltà. Ad animare gli investitori la speranza che il raffreddamento dell’inflazione europea e del mercato del lavoro americano spingano le banche centrali a un atteggiamento più placido rispetto a una stretta monetaria. I rendimenti dei Treasury americani sono in lieve flessione al 3,7% mentre il dollaro è poco mosso sull’euro a 1,051 dopo che ieri il membro votante della Fed, Raphael Bostic, ha detto che l’istituzione «ha ancora molto lavoro da fare» per domare l’inflazione.