
La proposta è dell'”antitrust” americana: vietare ai boss le clausole di non concorrenza per i dipendenti
La Federal Trade Commission (una sorta di Antitrust stelle e strisce) ha proposto una norma “per vietare ai datori di lavoro di imporre clausole di non concorrenza ai lavoratori”, una pratica diffusa derivante però da norme (e da una società) vecchie di quasi 100 anni e che, secondo gli economisti, “sopprime la retribuzione, impedisce la formazione di nuove società e aumenta i prezzi al consumo”. A scriverlo è il Post. Il divieto si proporrebbe di rendere illegale per le aziende la stipula di contratti in cui è inserita la clausola di non concorrenza, ma potrebbe non avere effetto sui contratti pre esistenti; in alternativa, potrebbe obbligare le aziende a comunicare ai lavoratori che tali clausole sono nulle. Questo tipo di postille, in genere, “impediscono ai lavoratori di ottenere posti di lavoro presso un concorrente di un datore di lavoro attuale o precedente per un periodo definito”.
Eppure, dopo che la giornata di ieri ha fatto volare le borse ma ha anche messo in guardia gli analisti del mercato del lavoro, non sarebbe male poter beneficiare di uno stralcio del genere. Secondo la Ftc infatti “vietare i contratti di non concorrenza aprirebbe nuove opportunità di lavoro per 30 milioni di americani e aumenterebbe i salari di 300 miliardi di dollari all’anno”. Da un sondaggio del 2014 emergeva che almeno il 20% dei lavoratori Usa era vincolato da norme di questo tipo, e che “questi contratti hanno costretto i lavoratori ad assumersi un sacco di debiti durante lunghe ricerche di lavoro” tagliandoli fuori dalle loro stesse professioni o indirizzandoli verso industrie a basso reddito.
L’uso delle clausole di non concorrenza, secondo il quotidiano “risale a centinaia di anni fa, e serviva a proteggere i segreti commerciali di un’azienda, ma negli ultimi anni sono diventate particolarmente comuni nei contratti di lavoro consentendo alle aziende di beneficiare di una minore concorrenza su tutta la linea”.