
Secondo The Hill, ai colloqui prende parte anche il dem Thompson, già membro della commissione d’inchiesta sull’assalto del 6 gennaio 2021
Deputati statunitensi stanno discutendo con le controparti del Brasile la possibilità di collaborare a una indagine riguardo le violente proteste verificatesi a Brasilia lo scorso fine settimana, culminate nell’assalto alle sedi istituzionali da parte di migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro.
Lo scrive il quotidiano The Hill, secondo cui ai colloqui prende parte tra gli altri il deputato democratico statunitense Bennie Thompson, già membro della commissione congressuale d’inchiesta sull’assalto al Congresso Usa del 6 gennaio 2021.
Il deputato non ha confermato espressamente l’indiscrezione, ma ha dichiarato di essere “orgoglioso del lavoro e del rapporto finale della commissione sul 6 gennaio. Sono pronto ad aiutare, se potrà servire da modello a indagini simili”, ha affermato il democratico.
Intanto la Corte suprema del Brasile ha disposto ieri i primi arresti di funzionari di alto livello ritenuti responsabili degli assalti sferrati domenica alle sedi di esecutivo, legislativo e giudiziario, a Brasilia. Una stretta giudiziaria rafforzata dalla richiesta del vice procuratore generale presso la Corte dei conti del Brasile (Tcu), Lucas Furtado, di congelare i conti bancari di Bolsonaro, Torres e del governatore di Brasilia – ora sospeso – Ibaneis Rocha.
Tre sono in particolare i punti sui quali si concentra il magistrato: l’assenza di adeguate forze di sicurezza nella Piazza dei Tre Poteri, quella su cui insistono le sedi prese d’assalto, e in particolare della squadra antidisturbo della polizia (“Batalhao de Choque”). Si censura quindi il via libera dato all’entrata nella capitale di oltre cento pullman di manifestanti, senza nessun accompagnamento della polizia, anche se era “nota” la natura “anti democratica” dell’iniziativa.
De Moraes denuncia infine la “totale inerzia” mostrata dalle autorità locali nel non sgomberare l’area antistante il quartier generale dell’esercito, da settimane luogo di raduno dei sostenitori di Bolsonaro, “pur essendo chiaro che era pieno di terroristi”.
De Moraes, titolare di un inchiesta aperta da tempo sugli atti “anti democratici” ricondotti soprattutto alla propaganda sui presunti brogli alle elezioni, parla di una “organizzazione criminale, i cui atti si registrano da mesi, compreso nella capitale”.
La sua esistenza, prosegue, “è un forte indizio della connivenza e della complicità del potere pubblico con i reati commessi”, rivela “il grave compromesso arrecato all’ordine pubblico e la possibilità di ripetizione di simili atti, nel caso le circostanze non dovessero cambiare”. Gli atti di “terrorismo” si presentano come una vera “tragedia annunciata, data la completa pubblicità data alla convocazione delle manifestazioni illegali attraverso le reti sociali o i programmi di messaggistica istantanea“.
Lo stesso commissario di governo Ricardo Capelli ha fornito una ricostruzione dei fatti di domenica 8, avvertendo che gli attacchi non si sarebbero potuti verificare senza “un sabotaggio” al piano di sicurezza cittadino compiuto proprio da Torres.
“La responsabilità centrale di domenica è stata la mancanza di comando. E’ stata messa in atto una strutturata azione di sabotaggio comandata dall’ex ministro di Bolsonaro, Anderson Torres, che ha lasciato la segreteria di Pubblica sicurezza senza direzione, senza leadership ed è fuggito all’estero”, ha detto Capelli nel corso di una intervista alla Cnn Brasil.
“Il primo gennaio abbiamo gestito l’insediamento del presidente Luiz Inacio Lula da Silva con la partecipazione di migliaia di persone che è stata un’operazione di sicurezza di grande successo – ha spiegato -. Ciò che è cambiato rispetto a domenica scorsa, l’8 gennaio, è stato il fatto che Anderson Torres ha assunto la carica di segretario alla Sicurezza, ha licenziato l’intero comando di polizia ed è andato all’estero. Se questo non è sabotaggio, non saprei come definirlo altrimenti”.
Cappelli ha poi annunciato che presto saranno provate le responsabilità. “C’è molto materiale per chiarire non solo la condotta dei manifestanti, ma anche la condotta dei funzionari e agenti che non hanno adempiuto al proprio obbligo”, ha concluso.