
L’agenzia di Elon Musk è finora una delle poche a offrire un’offerta diversificata
Il suo il suo Falcon 9 insieme con qualche Falcon Heavy è stato lanciato in orbita oltre 60 volte. L’azienda aerospaziale di Elon Musk Space X non scherza per niente: parliamo di più di due terzi di tutti i lanci effettuati dagli Stati Uniti e di oltre un terzo di quelli registrati in tutto il mondo. Ma ora il nuovo, ambizioso obiettivo è raggiungere cento lanci e la compagnia ha iniziato il 3 gennaio mettendo in orbita oltre cento piccoli satelliti della classe dei cubesat, per conto di diverse aziende, inclusa l’italiana D-Orbit. A giocare a favore dell’azienda del magnate di Twitter un’offerta diversificata, premiata con un successo senza precedenti, costruito sul riutilizzo seriale del primo stadio e su un management ferreo, in grado di tenere un ritmo di cinque o sei lanci al mese.
Tre i “porti spaziali” del privato MusK: una base a Vandenberg, in California, e due a Cape Canaveral, in Florida, una nella zona civile affittata dalla Nasa (la torre di lancio 39A) e una nella zona militare della Space Force (lo Space Launch Complex 40). La clientela è molto diversificata: Starlink certo, cioè la stessa SpaceX è cliente di se stessa, ma anche Stazione spaziale internazionale per il trasporto degli astronauti e dei rifornimenti, coperti da un contratto con la Nasa, oltre a satelliti militari Usa, missioni scientifiche e a lanci di gruppo, contenenti decine di payload scientifici, tecnologici e commerciali.
I lanci coprono generalmente le orbite “basse” (le cosiddette “Leo” a 500-800 chilometri di quota), ma possono anche volare verso l’orbita geostazionaria a 36mila chilometri dalla Terra, dove rimangono in un punto sull’equatore ruotando con un periodo di 24 ore.