
Sul fronte dell’inflazione, per Confcommercio, gli ultimi dati sembrerebbero indicare l’inizio di una fase meno espansiva dei prezzi
Gli ultimi mesi del 2022 indicano un rallentamento e “in linea con un deterioramento mostrato dai principali indicatori nella parte finale dello scorso anno, a gennaio il Pil, secondo le nostre stime, dovrebbe registrare una riduzione dello 0,9% congiunturale e una crescita dello 0,4% nel confronto annuo, ponendo le premesse per un primo trimestre recessivo”.
Confcommercio pubblica la congiuntura e segnala come “il rallentamento della domanda delle famiglie, che per alcuni segmenti si configura come una vera e propria riduzione, dovrebbe avere innescato un ciclo recessivo, di durata e intensità ridotte”.
Sul fronte dell’inflazione, per Confcommercio, gli ultimi dati e i segnali di rallentamento sul versante dei costi delle materie prime energetiche, sembrerebbero indicare l’inizio di una fase meno espansiva dei prezzi.
“Secondo le nostre stime nel mese di gennaio i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su dicembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 10,5% (dall’11,6% di dicembre). L’importante eredità del 2022 (il trascinamento è stato pari al 5,1%) e la perdurante crescita dell’inflazione di fondo rendono, comunque, difficile ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6%” conclude l’associazione.