
Il presidente Roberto Boschetto si rivolge al governo in rappresentanza delle imprese: “tagliare la bolletta elettrica”
Nell’ex repubblica marinara il Pil nel 2023 si attesta sopra livelli pre pandemia del 2019 (+1,7%), uno dei pochi casi nel nostro paese; ma su questo risultato positivo pesa il caro-bollette, segnando a novembre +120,2%, dato di poco sotto la media nazionale a +130,1. Per questo il presidente di Confartigianato imprese Veneto, Roberto Boschetto, pur tracciando un quadro positivo torna a chiedere al governo di intervenire sul costo dell’energia.
«Nonostante il clima di incertezza che contribuisce al progressivo deterioramento delle previsioni sul PIL italiano del 2023 – afferma Boschetto – il Veneto dovrebbe attestarsi comunque in area positiva a +0,8%. Ma potremmo fare anche meglio -aggiunge – se il Governo eliminasse definitivamente gli oneri di sistema dalle bollette elettriche delle imprese ponendo così fine ad un sistema di tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e penalizza le piccole imprese che pagano la maggior parte degli oneri generali di sistema dedicati, tra l’altro, a finanziare le agevolazioni per le aziende energivore».
Sempre secondo il presidente: «contenere i costi energetici avrebbe il duplice effetto di stimolare l’economia e ridurre l’inflazione». Tra luglio e settembre 2022 i livelli di produzione delle imprese manifatturiere venete davano ancora soddisfazioni, con un andamento positivo grazie agli ordini accumulati e non ancora evasi per le difficoltà di approvvigionamento, particolarmente acute in primavera. Attenzione a leggere i dati però: sempre con riferimento al trimestre luglio – settembre, l’incremento del fatturato su base annua ha subito un aumento pari a +8,2%, che però è influenzato soprattutto dagli incrementi di prezzo dei prodotti finiti. Per quanto riguarda gli ordinativi, rispetto al medesimo periodo 2021, dal lato del mercato dal mercato interno segnano un +2,6% mentre quelli provenienti dal mercato estero registrano una crescita del +3,7%. Allo stesso tempo però si notano segni di indebolimento della domanda, secondo quanto riportato dai dati su base congiunturale: in questo senso si è registrato un rallentamento degli ordinativi. La variazione positiva dei primi 9 mesi dell’anno è imputabile praticamente solo all’aumento dei prezzi, dal momento che i volumi invece sono leggermente calati rispetto ai primi 9 mesi del 2021 (-0,6%) ma pur sempre sopra i livelli pre covid.