La prospettiva per il 2023 non è rosea: alla leva delle entrate extratributarie, potrebbe aggiungersi anche una crescita della pressione fiscale locale
Caro energia e aumento prezzi del gas hanno messo in ginocchio i comuni italiani, costretti a sborsare ciascuno, in media, oltre 121mila euro in più rispetto al 2021. Un totale di quasi un miliardo di euro per utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas, con una impennata di costi aggiuntivi pari al 46,2% risparetto al 2021.
E la prospettiva per il 2023 non è molto più rosea: alla leva delle entrate extratributarie (aumentate dell’11,5%), potrebbe aggiungersi anche una crescita della pressione fiscale locale toccando al rialzo, ad esempio, l’imposta comunale sugli immobili (Ici), l’addizionale comunale Irpef, la tassa di smaltimento dei rifiuti (Tari) e il tributo per i servizi indivisibili (Tasi).
È quanto emerge da uno studio di Demoskopika che ha analizzato le entrate (tributarie ed extratributarie) e i pagamenti effettuati dai Comuni italiani per regione rilevati dal Siope, il sistema informativo sulle operazioni degli incassi e dei pagamenti degli enti pubblici che nasce dalla collaborazione tra la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d’Italia e l’Istat.
Nel dettaglio, si va dai 292mila euro in media per i municipi dell’Emilia-Romagna ai quasi 18mila euro per gli enti comunali della Valle d’Aosta. Le situazioni più critiche a Bari con un rialzo della spesa del 216%, seguita dai municipi di Bologna e L’Aquila rispettivamente con il 165% e il 125%.
“I bilanci comunali – commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – sono fortemente condizionati dai maggiori pagamenti per onorare utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas. Quasi un miliardo di euro di costi in più nei soli 12 mesi del 2022 che rischia di scatenare una “guerra tra poveri” Da una parte le famiglie italiane, già fiaccate da un incremento generalizzato dei prezzi dei prodotti alimentari e non alimentari e, dall’altra, i Comuni alle prese con una spesa per energia e gas raddoppiata rispetto al 2021”.
Quasi a compensare l’aggravio dei costi per energia e gas, infatti, le entrate extra-tributarie aumentano dell’11,5%, pari a 1,3miliardi di euro rispetto all’anno precedente, probabilmente per un aumento delle tariffe che i cittadini hanno pagato per alcuni servizi pubblici e o per le entrate derivanti da un maggiore sfruttamento del patrimonio comunale. Trasporti, parcheggi, servizi scolastici, asili nido, cultura e sport le principali aree, con servizi a domanda individuale, in cui si è concentrato prioritariamente l’incremento: 298milioni di euro pari all’84,1%.
“In questo scenario – precisa Raffaele Rio – è necessario ascoltare il grido di allarme dei sindaci perché, in caso contrario, i governi locali, con lo scopo di ricavare maggiori entrate per le casse comunali, potrebbero essere costretti, senza un corposo intervento calmierante dello Stato, ad aumentare tributi locali e tariffe dei servizi pubblici a domanda individuale o a tagliare alcuni servizi. In altri termini – conclude – si potrebbe generare un circuito forzato, dagli effetti imprevisti per poter garantire un volume di entrate tale da contribuire al funzionamento della macchina amministrativa e all’erogazione dei servizi”.
Per onorare utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas, i comuni italiani hanno speso ben 959milioni di euro in più: 3.038milioni di euro nel 2022 a fronte di pagamenti per 2.079 milioni di euro nei dodici mesi dell’anno precedente, con un rialzo degli esborsi pari al 46,2%. In particolare, l’ammontare dell’energia elettrica ha subìto una crescita di 732 milioni di euro (+45,4%) mentre la spesa per il gas è lievitata di 228milioni di euro (+48,7%).
In valore assoluto, in cinque realtà regionali si è concentrata oltre la metà dei maggiori pagamenti per utenze e canoni di energia elettrica e di gas: nei comuni di Lombardia (196milioni di euro), Emilia-Romagna (96milioni di euro), Piemonte (82milioni di euro), Veneto (77milioni di euro) e Toscana (68milioni di euro) l’incremento della spesa è stata di 519 milioni di euro pari al 54,1% dell’ammontare complessivo degli esborsi.
Ma se da un lato sono aumentati i pagamenti comunali per fronteggiare costi di utenze e canoni di energia elettrica e gas, sul versante opposto il rischio potrebbe essere legato ad un peggioramento della situazione nei dodici mesi del 2023: i cittadini potrebbero pagare di più per contribuire al funzionamento della macchina amministrativa e all’erogazione dei servizi comunali o potrebbero subire una contrazione di alcuni servizi.
Un rischio su cui Assoutenti è già intervenuta: Un eventuale incremento della tassazione locale nel 2023 darebbe vita ad una nuova spirale inflazionistica con conseguenze pesanti per le tasche delle famiglie.
Per questo, “le amministrazioni che sono anche azioniste delle società energetiche hanno beneficiato, attraverso i dividendi, dei maggiori profitti registrati dalle aziende ex municipalizzate nell’ultimo biennio come conseguenza dell’impennata delle tariffe di luce e gas. Tesoretto che deve essere ora utilizzato per compensare i maggiori costi per le forniture energetiche in capo ai comuni, sulla base del principio di solidarietà”.
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