
Crescono le preoccupazioni ambientali connesse al consumo d’acqua e di suolo per recuperare il minerale dalle falde acquifere
È anche nota come “triangolo del litio” l’ampia area di estrazione del minerale che comprende Argentina, Bolivia e Cile. Un’area che però è sempre più restia a scendere a compromessi con la tutela ambientale, messa a dura prova dall’estrazione forzata del materiale. È il paradosso di una transizione ecologica che cavalca nuove tecnologie senza però fare i conti con le conseguenze economiche e ambientali del loro sostentamento.
È così che in Argentina si moltiplicano le proteste contro le massicce estrazioni di litio, in particolare nelle Salinas Grandes. Il 13 gennaio scorso per protestare contro il rilascio di nuove concessioni di estrazione nell’area i rappresentanti di 33 comunità indigene hanno manifestato a San Salvador de Jujuy, sotto la guida del noto attivista Tomàs Saraceno.
«L’abbattimento dei costi e l’aumento della domanda globale hanno fatto crescere in maniera smisurata l’estrazione di questo leggerissimo ma potentissimo metallo con potenziali implicazioni per l’ambiente – conferma su Repubblica il professore di geologia marina e geofisica alla Columbia Climate School Marco Tedesco. – Il rischio è che, per correre ancora una volta verso soluzioni facili e a basso costo che non tengano conto dell’impatto sull’ambiente, creiamo problemi tanto grandi quanto quelli che cerchiamo di risolvere».
Fra le tecniche di estrazione più diffuse negli ultimi tempi c’è quella del Direct lithium extraction che sfrutta la crosta di sali depositata sul fondale di antichissimi laghi ora evaporati. È uno dei modi adottati per sfruttare le quantità di litio disciolte nell’acqua oceanica, si stima, per 230 miliardi di tonnellate. Il procedimento prevede l’iniezione sottoterra di acqua, così da creare una sorta di “salamoia” che viene poi pompata in superficie e fatta evaporare in enormi stagni. Un processo che può richiedere anche due anni.
Anche questo processo di estrazione, seppur a prima vista meno impattante da un punto di vista ambientale rispetto alle miniere a cielo aperto, ha però le sue problematiche. In particolare preoccupano la necessità di enormi spazi richiesta per la creazione degli stagni e il consumo di acqua: per estrarre una tonnellata di litio sono necessari duemila litri di oro blu, in una zona in cui la pioggia è sempre più scarsa.