
All’inizio di gennaio Iren e Mekorot annunciavano un protocollo di intesa. L’azienda israeliana, però, è finita spesso sotto accusa per la sua gestione delle risorse idriche
L’accordo tra la multiutility italiana Iren e Mekorot, azienda nazionale di servizi idrici israeliana attiva nei territori occupati, ha creato diverse polemiche già dal suo nascere, all’inizio di gennaio. Polemiche che in alcuni casi si sono trasformate in vere e proprie proteste come, ad esempio, a Genova. Durante il consiglio comunale del capoluogo ligure, svoltosi il 7 febbraio, alcuni consiglieri hanno alzato cartelli di protesta contro il protocollo di intesa.
Il motivo alla base del dissenso è la politica di gestione idrica adottata da Mekorot. Infatti l’azienda nazionale israeliana è stata accusata da Amnesty International di monopolizzare il controllo dell’acqua, prosciugando le riserve nella valle del Giordano e impedendo la costruzione di infrastrutture per il rifornimento dei territori occupati.
La violazione dei diritti della popolazione palestinese è ancora più evidente se si considera che dal 1967, anno dell’occupazione formale di Israele, la popolazione palestinese è quasi raddoppiata mentre l’assegnazione di acqua è ferma ai livelli di oltre 25 anni fa. Anche per questo motivo alcune nazioni come Argentina, Paesi Bassi e Portogallo hanno deciso di ritirarsi dagli accordi siglati con Mekorot.
Il comune di Genova è uno dei principali azionisti di Iren, da qui la protesta dei capigruppo. Nello specifico, durante la conferenza dei capigruppo, è stato respinto un articolo (articolo 55) con il quale si chiedeva una presa di posizione netta da parte dei gruppi consiliari, sul protocollo di intesa tra Iren e Mekorot Water Company Ltd.