
Da giovedì 16 e fino a martedì l’Italia è in maschera, non solo Venezia e Viareggio. Qualche suggerimento per scoprire carnevali meno noti ma densi di fascino e storia. Magari vicino a casa
Carnevale, per i più romantici di tutto il mondo, si dice “Venezia”, quando la città diventa ancora più magica grazie alle stupefacenti maschere settecentesche che popolano campi e calli. Carnevale si dice anche “Viareggio”, dove esiste dal 1873 e che quest’anno festeggia i suoi 150 anni. Ma, come ci ricorda Thewom.it, ogni borgo d’Italia festeggia a suo modo il Carnevale, reinterpretando questa antica festa secondo le proprie tradizioni.
Lo storico Carnevale di Ivrea è uno dei più famosi d’Italia. È una festa che affonda le radici nel Medioevo, un evento unico in cui storia e leggenda si intrecciano per dar vita a una grande festa popolare dal forte valore simbolico. Il momento più spettacolare è la battaglia delle arance, che si svolge per tre giorni nelle principali piazze cittadine.
Secondo un’antica leggenda, un barone che affamava la città intorno all’anno 1200 venne scacciato grazie alla ribellione della figlia di un mugnaio, Violetta, che accese la rivolta popolare.
La Battaglia delle arance rievoca proprio questa ribellione del popolo che, a colpi di agrumi, combatté le armate del feudatario sui carri.
Il Carnevale d’Ivrea, inoltre, si caratterizza per un complesso cerimoniale che attinge a diverse epoche storiche e culmina nel corteo storico. Vera protagonista è la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà ed eroina della festa sin dalla sua apparizione nel 1858.
Ad accompagnarla il Generale, di origine napoleonica che guida il brillante Stato Maggiore, e a seguire il Sostituto Gran Cancelliere, cerimoniere e rigido custode della tradizione, i giovanissimi Abbà, due per ognuno dei cinque rioni e il Podestà, rappresentante del potere cittadino. A scandire il corteo le note di pifferi e tamburi.
Invece, nell’antico borgo di Santhià, in provincia di Vercelli, si tiene il carnevale considerato uno dei più antichi d’Italia.
Alcuni documenti rinvenuti presso l’archivio comunale attestano che già nei primi anni del Trecento a Santhià esisteva un’associazione giovanile laica (l’Abadia) che si occupava di organizzare balli e festeggiamenti in occasione del Carnevale.
Oggi è organizzato dall’Associazione Turistica Pro Loco di Santhià chiamata “Antica Società Fagiuolesca”. Il carnevale è caratterizzato dalle tradizionali sfilate di carri allegorici dei corsi mascherati.
La sera del sabato grasso ci sarà la cerimonia di insediamento delle maschere, che riceveranno dal sindaco le “chiavi della città”.
Ma il momento clou del carnevale di Santhià è la “colossale fagiuolata” del lunedì grasso, in cui solitamente vengono distribuite almeno 20.000 porzioni di salame e fagioli, nelle strade del borgo.
E poi su, fino al piccolo borgo medievale di Étroubles, in provincia di Aosta, immerso nello spettacolare paesaggio alpino della Valle del Gran San Bernardo, che a febbraio ospita il Carnevale della “Comba Frèide”.
È un carnevale storico che si svolge il giovedì e il venerdì grasso nel borgo della Comba Freide (Valle Fredda).
Si celebra con una sfilata di personaggi (landzette) che indossano dei costumi che ricordano le uniformi colorate dei soldati napoleonici, arrivati qui nel maggio 1800. Si tratta di abiti pregiati, confezionati a mano, decorati da perline, paillettes e specchietti che allontanano le forze maligne.
Le maschere in legno o in plastica poi coprono i volti delle landzette. Canti e balli riscaldano la festa nelle fredde giornate di febbraio.
Nella pianura bolognese lungo il corso del fiume Reno sorge Pieve di Cento, anche chiamata la piccola Bologna per i suoi lunghi portici, e riconosciuta Bandiera arancione dal Touring Club Italiano.
Qui il Carnevale è davvero un evento per tutti. Dagli anni ’70 la festa si celebra con la sfilata di carri allegorici, accompagnata da esibizioni di ballo, sbandieratori e giocolieri. Sono 14 le società carnevalesche che ogni anno attraversano il centro storico e “gareggiano” per vincere il concorso del più bel carro.
La maschera ufficiale qui è Berbaspén, un povero gaudente un po’ filosofo e un po’ ubriacone, dalla barba incolta e con un debole per la buona tavola ed il buon vino, nonché storico membro della Sozietè dal Zàss, organizzatrice delle prime feste di Carnevale intorno alla metà dell’Ottocento.
Inizialmente veniva trasportato su una portantina, nacque così la maschera del Carnevale di Pieve di Cento, reinterpretata a metà degli anni Ottanta dall’artista Pirro Cuniberti.
Non mancano, infine, truccabimbi ed attività rivolte ai più piccoli, tra cui laboratori per realizzare le maschere di cartapesta.
Anche il carnevale di Fano è uno dei più antichi d’Italia. La sua nascita si fa comunemente risalire al 1347, data del primo documento noto nel quale vengono descritte le spese sostenute dal comune marchigiano per i festeggiamenti carnevaleschi.
In programma, feste e sfilate di carri allegorici. Ad attendervi nei tre weekend troverete le sfilate dei grandi carri allegorici, il getto di dolciumi, il carnevale dei bambini e i “grassi” martedì e giovedì.
Il Carnevale storico di Ronciglione fonde le tradizioni della cultura contadina a quella dello storico carnevale romano.
Questo antico borgo del Lazio ospita un evento festeggiato da oltre 456 anni. Il Carnevale di Ronciglione deriva sicuramente dai lupercali romani, gli antichi riti pagani che poi nel Medioevo diedero vita alla festa dell’asino e alla festa dei pazzi fino a giungere all’odierno Carnevale.
È una celebrazione inoltre che guarda al carnevale romano rinascimentale e barocco, da cui ha ereditato il campanone che annuncia la festa, la consegna delle chiavi della città a Re Carnevale, il saltarello, i carri allegorici, il rituale della morte di Re Carnevale con la “moccolata” finale.
Oggi è l’evento più atteso a Ronciglione nel periodo invernale. Bande, ussari, maschere e mascherine, nasi rossi, carri allegorici e trampoli, sfilano per cinque giorni, da giovedì grasso al mercoledì delle ceneri
Il Carnevale di Satriano di Lucania, invece, è il Carnevale più suggestivo della Basilicata, conosciuto per i suoi tradizionali riti arborei.
Di solito si svolge il sabato e la domenica prima del martedì grasso ed è caratterizzato da una particolare sfilata per le strade del paese. Le maschere tipiche sono tre.
La prima è quella dell’orso, un uomo-animale vestito di pelli di pecora o di capra, che simboleggia prosperità, buona sorte e successo.
L’orso rappresenta il cittadino di Satriano emigrato in cerca di fortuna, muto e dal volto coperto. La seconda maschera è quella dell’eremita (U’Rumit), uomo-vegetale simile a un albero vagante, cosparso di foglie, rampicanti e altre piante. È un’altra maschera silente che rappresenta il satrianese rimasto fedele alla sua terra.
L’ultima domenica prima del martedì grasso i rumita escono dal bosco e bussano alle porte delle case in segno di buon auspicio per la primavera in cambio di doni. Infine la terza maschera è quella della Quaresima (A Quares’m), una donna anziana e malinconica, vestita di nero, che porta una culla con il figlio concepito nel periodo di Carnevale, il quale però non conosce il padre.
Normalmente il Carnevale di Satriano di Lucania prevede il corteo nunziale del matrimonio con lo scambio di ruoli tra uomini e donne, la sfilata delle maschere tradizionali, il giorno dei rumita e la foresta che cammina, per concludersi con un falò e un concerto.
In Calabria uno dei più famosi è il Carnevale di Castrovillari, anche chiamato Carnevale del Pollino, arrivato quest’anno alla sua 65a edizione.
È una tradizione che risale al ‘600 in questa cittadina della Calabria settentrionale. Anche quest’anno il momento più atteso è quello della sfilata dei carri allegorici guidata dal re Carnevale, accompagnata da balli folcloristici e spettacoli di musica.
Il momento più atteso del corteo però è la “sirinata d’a savuzizza”, detta anche parata della gioia che porta suoni, luci e colori per le strade della città. Il programma prevede inoltre il Festival del Folklore per i bambini che prosegue con la sfilata del Carnevale dei bambini, oltre a concorsi per premiare le maschere più belle.
Fuori dal continente, uno dei Carnevali da non perdere è quello di Tempio Pausania, in Sardegna.
Una celebrazione che in Gallura ha antiche origini. Risalire al principio non è facile ma quel che sappiamo di certo è che la figura di Giorgio, mitico re del Carnevale tempiese, ci riporta ad un’epoca pre-romana, quando lo spirito della terra che fruttifica era chiamato Giorgi, e a questa divinità venivano offerti sacrifici per fecondare la terra.
In programma l’arrivo in città di sua maestà, re Giorgio, con la gran sfilata dei carri allegorici, preceduta dalla rievocazione storico-musicale del “Carrasciali Timpiesu”, durante le tre giornate principali.
Altro evento da non perdere è il matrimonio tra re Giorgio e la popolana Mannena, per concludere con il processo e la condanna al rogo di re Giorgio, infine il saluto al Carnevale con il gran finale piromusicale. Non mancheranno il Carnevale dei piccoli con la sfilata dei bambini, balli in maschera e spettacoli di luci.
Infine, il Carnevale di Acireale, considerato uno dei più bei Carnevali di Sicilia, trasforma la cittadina in provincia di Catania in un teatro delle meraviglie: maschere, coriandoli, luci, arte, fiori, musica e allegria.
Le stupende vie e piazze del centro storico di Acireale sono la cornice ideale per uno spettacolo che raggiunge il clou con le sfilate dei carri allegorici-grotteschi, attraverso i quali gli artigiani locali esprimono la loro fantasia e bravura artistica.
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