Per Unimpresa il blocco dei crediti non risolve il problema di quelli incagliati ea anzi mette a rischio 130 mila posti di lavoro. Per Confartigianato a rischio 47 mila posti di lavoro. Abi invece promuove il dl
Con il blocco dei crediti sono a rischio 25 mila piccole e medie imprese italiane. A lanciare l’allarme è Unimpresa che boccia di fatto il decreto approvato ieri dal Governo definendolo “una minaccia“. «Con questo provvedimento, si mette la parola fine alla cessione dei crediti fiscali e molti cantieri già fermi da tempo potrebbero essere chiusi definitivamente. Noi avevamo suggerito di coinvolgere le regioni e gli altri enti locali perché potessero acquistare i crediti delle banche, ma il governo ha detto no, probabilmente per ragioni politiche. Con rammarico, prendiamo atto di queste decisioni», ha detto il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo il Centro studi di Unimpresa le nuove norme infatti non risolvono il problema dei circa 15 miliardi di euro di crediti fiscali incagliati, questione che sta bloccando 90 mila cantieri. Risultato? Sono a rischio fallimento 25 mila aziende, per la quasi totalità pmi, con la consequenziale perdita di 130 mila posti di lavoro. A detta dell’associaizone questa situazione si è creata principalmente per la raggiunta capienza fiscale da parte delle banche, pari a 81 miliardi di euro, mentre il totale del “giro d’affari” dei bonus per l’edilizia ha raggiunto i 110 miliardi, cifra assai superiore, peraltro, rispetto ai 72 miliardi inizialmente stimati. Il solo superbonus vale 61 miliardi, ben 25 miliardi in più rispetto alle stime di partenza.
Per Confartigianato sono a rischio 47 mila posti di lavoro. «Grazie alla spinta dei bonus edilizi tra il 2019 e il 2022 ben 2,1 punti di crescita del Pil arrivano dai maggiori investimenti in costruzioni in Italia rispetto al resto dell’Eurozona. Inoltre, tra il quarto trimestre 2019 e il terzo trimestre 2022 il settore delle costruzioni ha fatto registrare un aumento di 257mila occupati – ha detto il presidente Marco Granelli. – Ma la strada dei bonus edilizia, da maggio 2020 a novembre 2022 è stata però costellata di continui stop and go normativi: ben 224 modifiche, una ogni 16 giorni. E così cittadini e imprenditori si sono trovati imprigionati in una vera e propria ragnatela burocratica. Un’esperienza culminata con il blocco dei crediti nei cassetti fiscali degli imprenditori, che ora mette a rischio 47 mila posti di lavoro, e l’incertezza sulla sorte degli incentivi. Questo non è il modo migliore per favorire la transizione green».
Diversa la posizione di Abi che invece guarda con favore alle ultime decisioni del Governo. «Il decreto legge sul Superbonus e gli altri bonus edilizi approvato ieri in cdm “fornisce un chiarimento e un utile contributo per la maggiore certezza giuridica delle cessioni dei crediti e contribuisce a riattivare le compravendite di tali crediti di imposta. In caso di mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali, il fornitore che ha applicato lo sconto e i cessionari che hanno acquisito il credito, in possesso della documentazione che dimostra l’effettività dei lavori realizzati, non saranno responsabili in solido, a meno che ci sia dolo», si legge in una nota.
Il decreto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale ed è valido da oggi.