L’inflazione è in calo, ma è ancora troppo poco per poter cambiare strategia. E soprattutto troppo presto per dire che il trend si sta stabilizzando
Tra i membri della Fed la preoccupazione per l’aumento dell’inflazione è ancora elevata. Lo si legge nelle minute dell’ultima riunione del FOMC, il braccio operativo della Federal Reserve.
Stando a quanto reso noto, i funzionari della banca centrale hanno osservato un calo dell’indice dei prezzi al consumo ma non adeguato alle misure messe in campo e quindi non sufficienti per evitare una nuova stretta sui tassi. Anche in futuro.
Il fatto di aver deciso, alla fine, per un rialzo dei tassi dello 0,25%, ovvero il più basso dal marzo del 202, non ha trovato tutti d’accordo. Una parte dei votanti, tra questi Loretta Mester della Fed di Cleveland e James Bullard della Fed di St. Louis che hanno ammesso di essere nel gruppo di coloro che puntavano ad una strategia più aggressiva, era dell’opinione che sarebbe stato necessario una stretta maggiore (pari allo 0,5%).
Dai verbali si legge ancora che questo piccolo aumento è stato accompagnato da una grande preoccupazione circa il procedere dell’inflazione. Infatti i dati emersi negli ultimi mesi dimostrano un calo costante ma, come fanno notare i membri, saranno necessari ulteriori riscontri prima di poter confermare che il percorso iniziato sarà caratterizzato da un costante ribasso strutturale.
Ma sotto osservazione erano anche altri fattori di rischio, non ultima la guerra in Ucraina ma anche il mercato del lavoro statunitense (domanda troppo alta a fronte di una disponibilità limitata) e la riapertura della Cina.