Anche il petrolio guarda ai verbali della Federal Reserve dal momento che potrebbero avere un impatto diretto sulla questione inflazione
Petrolio in calo con una leggera debolezza che riguarda sia il Brent che il Wti in un settore che resta in attesa di indizi dalla pubblicazione delle minute dell’ultima riunione Fed di febbraio. Ma allargando l’osservazione a tutto il 2023, o per lo meno a questo primo scorcio di anno, si delinea un calo piuttosto marcato. Per la precisione poco sotto il 4,4% per il Brent ed intorno all’1% per il Wti.
Prendendo in considerazione le dinamiche del comparto è interessante notare come la guerra in Ucraina abbia avuto conseguenze a volte contraddittorie. Se è vero che l’attacco di Mosca ha portato alla volatilità del settore, è anche vero che l’aumento dell’inflazione (dettato per lo più dall’aumento degli energetici) ha costretto le banche centrali ad accelerare la politica di rialzo dei tassi. Una decisione che, come prima conseguenza, ha portato ad una flessione della domanda e ad un calo anche di quella riguardante il petrolio stesso.
L’ago della bilancia potrebbe essere la ripresa del mercato cinese anche se questo sarà un elemento che potrà essere valutato solo successivamente. Infatti la richiesta di petrolio della Cina potrebbe essere soddisfatta proprio dal greggio russo boicottato dall’occidente. Lo stesso petrolio che anche l’India sta importando approfittando di prezzi vantaggiosi. A tutto discapito degli altri produttori a livello mondiale.