
La presidente della Bce, alla dicotomia “falchi” “colombe”, preferisce definirsi “gufo” (probabilmente nel senso greco della saggia civetta), per la visione a 360°
La Bce intende alzare i tassi di interesse di altri 50 punti base al Consiglio direttivo di metà marzo, e questo è un fatto. La presidente Christine Lagarde (nella foto con la segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen) non si sbilancia sull’ipotesi di operare un ulteriore aumento di questa portata nella successiva riunione di maggio. Sulle decisioni “non guardo la sfera di cristallo: voglio vedere i nuovi dati e voglio sentire i punti di vista dei miei colleghi quando vedono gli stessi dati. E in base a questo prenderemo le nostre decisioni. Ma una cosa è certa: vogliamo portare l’inflazione al 2% in maniera tempestiva”, ha affermato in un’intervista al quotidiano finlandese Helsingin Sanomat.
Nell’area euro l’inflazione “è a livelli inaccettabilmente alti, ma è probabile – ha aggiunto – che declini a causa del fatto che i costi dell’energia stanno diminuendo. I prezzi di petrolio e gas naturale sono già calati ai livelli precedenti al Covid”. Invece “l’inflazione di fondo, quella senza energia e prezzi alimentari attualmente è ancora ai livelli più alti mai registrati: a gennaio è stata del 5,3% per l’eurozona nell’insieme”.
Lagarde ribadisce che al Consiglio direttivo del 16 marzo “avremo anche nuove previsioni dei nostri economisti e a quel punto avremo una nuova prospettiva per l’economia. Le nostre decisioni – insiste – saranno determinate dai dati che perverranno e guidate dal nostro obiettivo di riportare l’inflazione al 2%”. Quanto a eventuali errori che rimpiange sulle decisioni passate “avremmo forse potuto identificare alcuni movimenti inflazionistici un po’ prima”, ammette.
Guardando alle previsioni passate, che si sono rivelate errate, su quella che sarebbe stata la dinamica inflazionistica “la maggior parte degli economisti e previsori inizialmente anticipavano che l’alta inflazione sarebbe stata transitoria e temporanea, e che poi sarebbe svanita. Tuttavia l’inflazione si è diffusa su una base molto più ampia di prodotti e servizi. Non sono sicuro che avviare il rialzo dei tassi tre mesi prima avrebbe fatto una grande differenza. Quello che conta – ha aggiunto Lagarde – è che manteniamo la rotta con coerenza“.
Ora “stiamo guardando i nostri modelli previsionali per valutare come possano incorporare meglio elementi che non erano presenti, che potrebbero essere difficili da includere. Non potevamo prevedere l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia o le strozzature nelle catene di approvvigionamento globali” causate da lockdown e restrizioni imposte dai governi a motivo del Covid.
“In definitiva – ha detto – dobbiamo migliorare le nostre previsioni e farne di migliori in futuro. Alcuni componenti del Consiglio direttivo sono coinvolti in questo progetto. Uno di loro è il nostro capo economista Philip Lane”.
Quanto all’ipotesi che nel 2024 si possa tornare ad abbassare i tassi “ribadisco che non farò previsioni sul futuro delle decisioni di politica monetaria. Aspetterò fino a quando i nostri economisti forniranno nuovi numeri e a quel punto analizzeremmo molto attentamente i dati che ci verranno forniti e faremo i nostri giudizi anche considerando i nuovi dati”.
Prima che si possa ipotizzare di cambiare rotta sulla politica monetaria “dobbiamo essere fiduciosi che l’inflazione torni al 2%. E questo deve essere abbastanza sostenuto, dal nostro punto di vista, da renderci fiduciosi che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo”, ha chiarito Lagarde.
Tra politica monetaria della banca centrale e politiche di bilancio dei governi dell’area euro bisogna cercare “un mix bilanciato” e “quello che è importante, al momento, è che la politica di bilancio non alimenti l’inflazione, che richiederebbe una politica monetaria più restrittiva” ha aggiunto.
“L’economia dell’eurozona ora è in una posizione molto migliore di quanto fosse lo scorso anno. Ma non dobbiamo abbassare la guardia. Né sul versante nell’energia né su quello dell’inflazione. Il giusto mix tra politica di bilancio e politica monetaria – avverte Lagarde – deve essere attentamente bilanciato”.
Secondo Lagarde in questa fase “c’è chiaramente un rischio che le politiche monetarie e di bilancio lavorino in direzioni opposte”.
“Durante la pandemia erano completamente allineate. I governi dovevano prendere decisioni di bilancio per sostenere l’economia, evitare il collasso e prevenire fallimenti e licenziamenti in massa. Noi abbiamo reagito ai rischi su prezzi e stabilità finanziaria lanciando un programma specifico di acquisti di titoli e assicurando finanziamenti mirati. Ma l’attuale contesto di alta inflazione è diverso – ha detto -. Per questo abbiamo aggiustato la politica monetaria mettendo fine agli acquisti di titoli e alzando i tassi. E riteniamo che le misure di bilancio dovrebbero essere temporanee, mirate” e disegnate in modo tale da non annullare l’incentivo a consumare meno energia.
Infine, un tocco “civettuolo”, in senso letterale. Come si sente la presidente della Bce rispetto al cliché con cui vengono catalogati i banchieri centrali tra “falchi”, se sostenitori di una linea monetaria risoluta e aggressiva, o “colombe” se invece più propensi alla prudenza e a una linea morbida? “Definitivamente un gufo” è la risposta.
Non è la prima volta che Lagarde usa questa immagine, anche se presumibilmente più che al rapace notturno che alcuni associano a foschi presagi, vorrebbe riferirsi alla civetta, simbolo della saggezza nell’antica Grecia. E almeno questo è quello che aveva suggerito in altre occasioni.
Ad ogni modo, “una delle caratteristiche dei gufi – ha detto – è quella di avere una visione a 360 gradi. L’obiettivo della Bce è assicurare la stabilità dei prezzi. Uno dei miei compiti, oltre a quello di capire pienamente la situazione economica, è guardare a tutti punti di vista nel Consiglio direttivo, per capire come i miei colleghi vedano la situazione nell’area euro e a livello nazionale e aiutarli a prendere le giuste decisioni, che ci porteranno al nostro obiettivo di stabilità dei prezzi”.
Più in generale, sempre su questo schema falchi-colombe, “i membri del Consiglio direttivo sono influenzato da molti fattori. Ma non darei un giudizio generale su un governatore della Banca centrale, sul fatto che se vieni da un paese ad alto debito sei una colomba mentre se vieni da un paese a basso debito sei un falco. La bellezza dell’Eurosistema è che ognuno viene al tavolo con le sue idee e con la mente aperta. In un certo modo devi abbandonare i tuoi preconcetti per raggiungere il consensus“.
(foto LAGARDE/TWITTER)