
Sia l’Europa che l’Italia restano ancora indietro per quanto riguarda gli impegni delle imprese verso la sostenibilità
Purtroppo le strategie per limitare gli impatti sull’ambiente da parte delle imprese, anche a livello europeo, restano sempre più spesso delle buone intenzioni e nulla più. A confermarlo è anche un’analisi pubblicata nel rapporto annuale “Stepping up” e condotta dall’organizzazione no-profit Cdp e dalla società globale di consulenza manageriale Oliver Wyman.
Lo studio prende in considerazione un campione di società che rappresenterebbero il 75% dei mercati azionari europei. Stando ai risultati, la metà delle imprese conferma la presenza di piani per favorire la transizione climatica ma solo il 5% registra dei progressi. Non solo, ma meno di 1/3 delle imprese campione lega i compensi dei vertici aziendali agli obiettivi raggiunti in ambito di difesa ambientale.
Purtroppo, a peggiorare le cose, è anche la posizione dell’Italia che, ultima in classifica, è addirittura al di sotto della media europea. Un problema che riguarda non solo l’ambiente (in primis) ma anche l’economia. Infatti tra non molto le direttive dell’Unione imporranno l’obbligo di presentare piani di transizione climatica, comprese le analisi degli impatti sulla sostenibilità nei report annuali di gestione. In caso contrario accedere ai finanziamenti potrebbe essere più difficile se non impossibile.
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