
Giornata clou oggi in commissione Finanze alla Camera, dove hanno sfilato numerosi rappresentanti di categorie e sindacati. Domani altro round
Giornata lunghissima oggi, a Montecitorio, dove sono stati ascoltati in commissione Finanze la prima tranche di rappresentati di categoria sul nodo Superbonus, bloccato dal dl del governo.
Il dl 11/2023 sul blocco della cessione dei crediti ha un “impatto profondissimo sull’intera filiera dell’edilizia” con il rischio di “una possibile crisi di liquidità sistemica da scongiurare” perché “a discapito di un settore cruciale anche per la messa a terra del Pnrr”. Lo ha dichiarato il vicepresidente vicario di Confcommercio, Lino Stoppani. Per i crediti fiscali incagliati, ha proseguito, “bisogna chiarire definitivamente il tema dei residui spazi di agibilità dei cassetti fiscali delle banche e rendere rapidamente operativa l’operazione di sblocco, anche attraverso compensazioni con i versamenti fiscali operati dalle imprese tramite gli F24 pagati presso il sistema bancario”.
Confcommercio chiede anche di favorire “il possibile incontro tra domanda e offerta di crediti tra privati” e di “chiarire e risolvere la vicenda della classificazione Eurostat dei bonus”. Va poi prevista, ha sottolineato Stoppani, “una fase di transizione che consenta, anche attraverso il ricorso ad autocertificazioni, di contenere gli impatti di un repentino cambiamento di regime, vanno rivisti sovraccarichi di produzione documentale e va favorita una soluzione del problema incapienti anche allineando i tempi per l’utilizzo del Superbonus ai dieci anni già previsti per gli altri incentivi edilizi”.
“Infine vanno riaperti i termini per cessioni e sconti in fattura per le aree colpite da eventi sismici, oltre che per operazioni a valere sul patrimonio immobiliare di Onlus ed ex Iacp. Va poi istituita – ha concluso Stoppani – una sede permanente e strutturata di confronto tra il governo e tutte le parti interessate per la gestione dell’emergenza e per l’impostazione di un nuovo e condiviso approccio strutturale”.
Per Confesercenti, invece, serve “introdurre una cartolarizzazione dei crediti fiscali a sostegno delle imprese che si trovano in crisi di liquidità a causa del blocco delle cessioni dei crediti”. “L’operazione – spiegano – consisterebbe nella vendita dei crediti incagliati a società specializzate che, a fronte dell’acquisto, potrebbero emettere degli strumenti collegati, trasformando di fatto i crediti in finanziamenti sulla falsariga di quanto già fatto durante la situazione di pandemia”.
Per Confesercenti occorre poi “rimodulare le modalità di detrazione diretta e di utilizzo in compensazione mediante modello F24, soprattutto in favore dei contribuenti senza la capienza fiscale sufficiente a recuperare le somme attraverso la detrazione”. Per l’associazione è quindi “necessario prevedere delle soluzioni che sblocchino i crediti in maniera definitiva, senza modifiche continue delle relative disposizioni, garantendo al contempo la sopravvivenza delle imprese del settore che allo stato attuale non riescono ad avere la liquidità sufficiente”.
Serve inoltre, per Confesercenti, “prevedere una deroga ad hoc e delle disposizioni chiare per rendere possibile un rapido sblocco dei cosiddetti bonus edilizi minori, come per l’installazione di infissi, che attualmente risultano incagliati dalle incertezze normative”.
“Occorre intervenire su più fronti per risolvere la situazione in cui versano le imprese di costruzioni che hanno effettuato lavori utilizzando i bonus edilizia. Sono a rischio 47mila imprese e 153mila posti di lavoro. Vanno messi rapidamente in campo interventi per sbloccare i crediti fiscali incagliati”. Così i rappresentanti di Confartigianato.
Per i crediti incagliati serve individuare “un acquirente pubblico di ultima istanza, particolarmente necessario per i crediti di minore importo, e va ampliato l’arco temporale di utilizzo dei crediti in compensazione. In assenza della necessaria capienza fiscale le imprese che hanno nei cassetti fiscali i crediti perdono infatti una parte del credito loro spettante”.
Confartigianato sollecita anche “il rinvio della data, fissata al 17 febbraio 2023, entro la quale è necessario aver presentato la Cila per poter mantenere la possibilità di cessione/sconto del credito”. Per il limitato valore dei lavori di edilizia libera non assistiti da Cila, la confederazione chiede che sia consentito di autocertificare, da parte del contribuente, la data di avvio di tali lavori.
“L’obiettivo della transizione green degli edifici non potrà essere raggiunto se, insieme con un sistema di agevolazioni sotto forma di detrazioni fiscali, non verrà mantenuta la possibilità della cessione dei crediti e dello sconto in fattura per alcune fattispecie, in particolare i soggetti con redditi bassi, privilegiando gli interventi su immobili con una classe energetica molto bassa e la ricostruzione degli immobili danneggiati da eventi sismici per i quali la detrazione del 110% è ammessa sino al 2025”, conclude Confartigianato.
Il dl 11/2023 “se non corretto determinerà una riduzione di investimenti privati per oltre 50 miliardi annui già dal 2023 e una drastica riduzione dell’attività per tutta la filiera”. Così i rappresentanti di Cna, sottolineando come il decreto blocchi anche “la messa in sicurezza degli immobili rispetto a terremoti e alluvioni”. Cna auspica “che dal decreto-legge venga stralciata la parte relativa alla cessione dei crediti, rinviando ogni decisione sul futuro dei bonus per l’edilizia solo una volta chiarito, in via definitiva, il criterio da adottare ai fini della registrazione degli stessi nel bilancio dello Stato. Va comunque mantenuto il meccanismo attuale almeno per gli interventi di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza sismica”.
Tra le varie proposte avanzate da Cna “eliminare l’obbligo delle attestazioni Soa per le imprese che realizzano lavori collegati ai bonus edilizi, ovvero di posticiparne l’efficacia a gennaio 2024”. Inoltre per la confederazione è “necessario attivare un costante monitoraggio del processo di smaltimento dei crediti incagliati” ed “è importante che l’allargamento della capienza della capacità fiscale ammessa con l’uso degli F24, unita alla limitazione delle responsabilità dei cessionari, permetta di svuotare i cassetti delle imprese”. Cna chiede anche “il coinvolgimento di un acquirente di ultima istanza”.
Poi i sindacati. Il metodo del governo “per noi non va bene, deve essere cambiato perché noi vogliamo risolvere i problemi e sicuramente se non abbiamo delle risposte pensiamo di dover discutere di mettere in campo anche iniziative di mobilitazione” ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a margine dell’assemblea unitaria sul futuro industriale organizzata da Fiom e Filctem Cgil, rimarcando che “ad oggi il dialogo con il governo non c’è, a parte tavole rotonde e a parte qualche confronto in cui siamo ascoltati, sulle riforme di fondo non c’è; sul Superbonus il governo ha cambiato senza discutere con nessuno; sui contratti a termine sta discutendo ma non ha coinvolto il sindacato; sulla questione della salute e sicurezza e delle pensioni sta discutendo ma non c’è un vero e proprio tavolo di trattativa con noi”.
Landini ribadisce inoltre che “siamo contrari all’autonomia differenziata, perché non fa altro che aumentare le disuguaglianze, dividere ancora di più il Paese, mentre noi abbiamo bisogno di unirlo, di fare una vera riforma fiscale che combatta l’evasione e aumenti il netto in busta paga per i lavoratori e per i pensionati. Di tutto questo ad oggi il governo con noi non sta discutendo”.
La situazione dei crediti fiscali relativi ai bonus edilizi necessita di “rientrare in un sistema finanziariamente sostenibile, onde evitare un’ecatombe tra le imprese edili, quelle dell’indotto, le famiglie, le banche e gli acquirenti dei crediti (tra cui anche molti enti pubblici) favorendo un domino di insolvenze che potrebbe riportare alla memoria l’esplosione della bolla dei sub-prime del 2008”. È la richiesta della Cisl in audizione alla commissione Finanze, dove ricorda che sarebbero a rischio decine di migliaia di imprese, con potenziale perdita di 150mila posti di lavoro, secondo gli operatori del settore.
Il sindacato indica come “urgente e necessaria l’apertura di un tavolo tecnico presso il ministero, a cui far partecipare le parti sociali, sindacati e associazioni di categoria, le rappresentanze degli amministratori condominiali, l’agenzia delle entrate e l’Abi, allo scopo di far chiarezza sulla situazione effettiva e articolare le proposte necessarie a risolvere le principali criticità”.
Infine, per la Uil, è necessario modificare il blocco delle cessioni dei crediti derivanti dai bonus edilizi e gli sconti in fattura che altrimenti “rischia di danneggiare fortemente non solo un comparto, ma un’intera politica, sia economica che ambientale”. Il segretario confederale Domenico Proietti dà un giudizio “negativo” del provvedimento, visti i “risultati indubbiamente positivi” del bonus 110% che ha contribuito in maniera rilevante alla crescita del Pil creando centinaia di migliaia di posti di lavoro. La seconda proposta è quella di “dare un’immediata risposta ai circa 15 miliardi di euro ‘incagliati’ sia tramite acquisto da parte di soggetti/società pubbliche, che autorizzando il pagamento degli F24 da parte delle banche acquirenti“.
La terza riguarda la possibilità di “garantire per il futuro la possibilità di assicurare strumenti finanziari con esclusivo riferimento ai redditi più bassi (ipotesi Isee fino a 30 mila euro), condomini popolari e incapienti (circa 7,8 milioni di italiani) che avrebbero, in caso contrario, evidenti difficoltà ad anticipare il 100% delle somme o, se incapienti, a godere delle detrazioni”. Inoltre il sindacato ipotizza, per i redditi fino a 30 mila euro, “anche la possibilità da parte di Cdp e altri soggetti pubblici, di anticipare la restante parte delle somme non coperta dai vari tipi di incentivi, su prezzi predeterminati di mercato”.
(foto IMAGOECONOMICA)