Il voto sullo stop alla vendita di veicoli di nuova immatricolazione a benzina o diesel dal 2035 è stato rinviato a data da destinarsi. Pichetto: “Bene il rinvio, Italia in prima fila”
E’ stallo in Ue sullo stop ai motori termici dal 2035. Lo scorso primo marzo la presidenza svedese del semestre Ue aveva rinviato ad oggi il dibattito e il voto alla riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti (Coreper I). Doveva essere il primo punto all’ordine del giorno ed invece slitta tutto a data da destinarsi.
A pesare, oltre al no dell’Italia e alle posizioni di fatto contrarie di Polonia e Bulgaria (sebbene Sofia a novembre si sia astenuta), è la posizione della Germania.
Il punto è stato stralciato anche dal Consiglio Ue dei ministri dell’educazione che il 7 marzo era chiamato alla mera ratifica formale dell’accordo.
L’Italia saluta con favore il rinvio. «L’Italia – ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto – ha una posizione molto chiara: l’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare inoltre sui carburanti rinnovabili è una soluzione strategica e altrettanti pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva. La decarbonizzazione del settore dei trasporti, che resta obiettivo prioritario deve tenere conto delle peculiarità nazionali e di tempistiche compatibili con lo sviluppo del settore dell’automotive».
Intanto in un comunicato il think tank sul clima Ecco spiega che le emissioni di CO2 nell’intero ciclo di vita di un’auto elettrica (dalla produzione all’utilizzo fino allo smaltimento) sono del 55% inferiori rispetto a quelle di un veicolo endotermico di pari peso e potenza alimentato a benzina, e del 47% inferiori nel caso di un veicolo diesel. Queste differenze aumentano ulteriormente in uno scenario di incremento della generazione elettrica da fonti rinnovabili: al 2030 la riduzione delle emissioni risulta del 72% e, in uno scenario al 2050 compatibile col mantenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, la riduzione arriva all’80%.
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