
“La riclassificazione di alcuni bonus decisa da Istat, in base ai criteri definiti da Eurostat si legge tra le varie note- ha peggiorato il deficit degli anni dal 2020 al 2022”
Secondo quanto pubblicato dall’Osservatorio conti pubblici italiani (Cpi) “Il bilancio del superbonus per lo Stato è ben lungi dal pareggio: su una spesa di 68,7 miliardi, ne sono rientrati, sotto forma di maggiori imposte e contributi sociali, poco meno di 14″.
A certificarlo sono i dati dell’Enea secondo cui il superbonus 110%, come si legge sul sito, “dal momento della sua introduzione (luglio 2020) fino a dicembre 2022, è costato 68,7 miliardi e ha attivato 62,5 miliardi di investimenti. Nel dibattito pubblico, questi dati sono stati utilizzati per sostenere che il superbonus 110% ha sorretto l’economia in questi anni; alcuni hanno addirittura argomentato che l’impulso all’economia sarebbe stato tanto forte da generare un gettito fiscale dello stesso ordine di grandezza della spesa sostenuta dallo Stato, e che dunque il superbonus si sarebbe autofinanziato”.
Ma fanno notare gli analisti del Cpi che “Questa conclusione non tiene conto del fatto che, come sempre quando si analizzano gli effetti degli incentivi, è necessario costruire uno scenario controfattuale”.
E ancora “nella migliore delle ipotesi, il superbonus ha contribuito ad incrementare la crescita del Pil dello 0,5 per cento nel 2021 (su una crescita totale del 7 per cento) e dello 0,9 per cento nel 2022 (su una crescita totale del 3,7 per cento). Si tratta di incrementi importanti, ma non tali da consentire di attribuire al superbonus il grande rimbalzo dell’economia italiana dopo le chiusure del 2020”.
La conclusione dell’Osservatorio è che “la riclassificazione di alcuni bonus decisa da Istat, in base ai criteri definiti da Eurostat ha peggiorato il deficit degli anni dal 2020 al 2022, ma, anche in virtù del blocco deciso dal governo, migliora il deficit tendenziale del 2023 e degli anni successivi”