
Calano le start up a causa del rallentamento dell’economia, dell’aumento dei prezzi e dei tassi d’interesse. I cali più consistenti nel Mezzogiorno e nel settore delle utility
Nascono sempre meno nuove imprese in Italiaa causa del rallentamento dell’economia, dell’aumento dei prezzi e dei tassi d’interesse. Nel 2022 se ne contano solo 89.192, cioè il 10,6% in meno rispetto al 2021 e in calo del 5,9% anche sul 2019, quando per la prima volta si è invertito un trend positivo che durava dal 2013. A dirlo è lo studio Le imprese nate nel 2022 e il contributo economico delle start-up condotto da Cerved, la tech company che aiuta il Sistema Paese a proteggersi dal rischio e crescere in maniera sostenibile.
Questo non potrà che avere un impatto negativo sull’economia complessiva, perché le start-up negli ultimi 15 anni sono state il motore della crescita occupazionale. Solo nel 2021 hanno generato un contributo netto di 343.000 addetti su un totale di 535.000 e persino nel 2020 hanno garantito un saldo occupazionale positivo di 185.000 unità. Le mancate nascite del 2022 rischiano dunque di tradursi in 27.080 addetti in meno e in un calo di 2,5 miliardi di fatturato complessivo.
La flessione di nascite più marcata rispetto al 2021 riguarda le utility (-28,9%), mentre reggono meglio le costruzioni (-5,8%). L’area geografica più colpita è Sud e Isole, al contrario l’impatto minore si è osservato nel Nord Ovest. In cifra assoluta nel Mezzogiorno le nuove imprese sono passate da 33.130 nel 2021 a 28.759 nel 2022 (-13,2%), al Centro da 24.612 a 22.128 (-10,1%; stessa percentuale del Nord Est, da 15.609 a 14.033), nel Nord Ovest da 26.428 a 24.272 (-8,2%). A livello regionale, la Valle d’Aosta segna il calo minore di nascite di imprese (-2%), mentre le Marche quello peggiore (-20%).
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