La grande stagione dello shale potrebbe essere verso il tramonto. E l’Opec non starà certo a guardare
Il cartello dei Paesi esportatori di petrolio, l’Opec, sarebbe sul punto di riprendere il controllo del mercato. Parallelamente la rivoluzione dello scisto statunitense sembrerebbe perdere forza nonostante l’aumento dei prezzi del petrolio. Questo perchè, stando ad alcune dichiarazioni dei rappresentanti del settore, le pressioni degli investitori per restituire denaro agli azionisti continuerebbero a ostacolare la crescita dell’offerta statunitense.
In altre parole le prospettive all’orizzonte non sono più rose come all’inizio, ovvero quando le trivelle statunitense arrivarono a mettere in crisi intere economie nazionali che basavano la loro stabilità proprio sul barile.
La produzione petrolifera statunitense si è ripresa lentamente dopo il crollo del 2020 e il suo livello attuale di 12,4 milioni di barili al giorno rimane ben al di sotto della sua produzione pre-pandemia. I vertici di ConocoPhillips non hanno fatto mistero di una certa preoccupazione per il prossimo futuro ovvero quando la produzione di petrolio a stelle e strisce potrebbe stabilizzarsi, prima e poi iniziare ad esaurirsi. La prima conseguenza? Il ritorno dell’egemonia dell’Opec proprio come negli anni ’70 e ’80.
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