Appare scontato che il board non prenderà alcuna decisione definitiva nel merito per limitarsi a una prima valutazione dell’offerta che valuta circa 20 miliardi Netco
L’offerta del tandem Cdp-Macquaire per la rete di Tim finirà sul tavolo del consiglio di amministrazione della compagnia telefonica convocato per mercoledì prossimo dopo che ieri il Comitato parti correlate ha “preso atto” della proposta, un passaggio formale ma necessario vista la condizione di potenziale acquirente e venditrice della Cassa depositi e prestiti, secondo socio di Tim con quasi il 10% del capitale.
Appare scontato che il board non prenderà alcuna decisione definitiva nel merito per limitarsi a una prima valutazione dell’offerta che valuta circa 20 miliardi Netco, che comprende la rete fissa, Sparkle e Fibercop (la società che controlla la rete secondaria, ovvero l’ultimo miglio che va dagli armadietti posti sui marciapiedi delle strade italiane alle abitazioni).
La proposta di Cdp e Macquaire si confronta con quella del fondo statunitense Kkr, già valutata dal cda che l’“ha apprezzata” ma rispedita al mittente in attesa “di migliorie” visto che non “riconosce il reale valore dell’asset.
Secondo le indiscrezioni, l’offerta di Cdp-Macquaire ha un valore non lontano da quello formulato da Kkr. Però i primi danno una stima maggiore agli asset interamente controllati da Tim, mentre gli americani danno un valore più alto a Fibercop, di cui controllano già il 37,5%.
Di sicuro entrambe le proposte non hanno per il momento il gradimento di Vivendi, il primo azionista della compagnia telefonica con il 24% circa del capitale, una quota che le dà una specie di diritto di veto in ogni passaggio assembleare. Per il ceo del colosso francese dei media, Arnaud de Puyfontaine, infatti, “le offerte fatte finora sono molto inferiori al reale valore di questa bella azienda che è Telecom Italia”, per cui “non sono in linea con le aspettative di creare valore per tutti gli azionisti e con la volontà del governo italiano che ha una visione strategica del mercato”.
Il ministro più coinvolto nel dossier, Adolfo Urso, responsabile del dicastero delle Imprese e del Made in Italy, ha ribadito ancora una volta che “il governo ha già indicato qual è la sua posizione”, ma adesso “tocca a Tim: siamo in attesa delle decisioni che prenderanno Tim e gli azionisti”, per cui al momento “non è il momento per entrare in questa partita”, ha sottolineato Urso a chi gli chiedeva se le offerte potessero essere considerate soddisfacenti.
Una partita in cui il governo gioca un ruolo decisivo alla luce degli altri due scogli che sono disseminati sulla strada degli offerenti, oltre al valore da attribuire a Netco, che per Vivendi è di circa 31 miliardi di euro. Per Cdp e Macquaire c’è da affrontare con Bruxelles il nodo concorrenza visto che controllano già Open Fiber, nata per portare la fibra nei comuni italiani ma con risultati deficitari per il momento.
Mentre per Kkr il rischio è di dover fare i conti con il Golden Power in capo all’esecutivo. Due nodi che potrebbe portare entrambi i contendenti a proporre un’iniziativa congiunta.
Sul piede di guerra, invece, i sindacati con Fistel Cisl che ha ripetuto di essere “contraria allo smembramento di Tim” per due motivi: “il primo è di carattere industriale con il paese perderebbe la capacità di rendere universale la connettività e il secondo è di carattere sociale, in quanto si creerebbero decine di migliaia di esuberi”.
(foto SHUTTERSTOCK)