
Ancora troppi punti interrogativi sull’argomento
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio non sembra convinto delle direttive presenti nel testo della riforma della sanità territoriale e del sistema di prevenzione prevista nel PNRR. In particolare sarebbero 3 le criticità evidenziate.
La prima riguarderebbe un’adeguata “valutazione delle risorse correnti necessarie a rendere operative le nuove strutture di assistenza sanitaria territoriale”. Nel momento in cui i capitali in arrivo dal PNRR verranno meno i servizi di assistenza domiciliare si troveranno scoperti per circa 1 miliardo che il Servizio Sanitario Nazionale dovrà in qualche modo reperire. Così come dovrà reperire anche i 239 milioni per il relativo personale.
Senza dimenticare che, se è necessario trovare personale adeguato è anche vero che è difficile riuscire a mantenere competitività ed attrattività per il SSN che rischia di trovarsi scoperto anche sul personale medico ed infermieristico.
L’UpB ha poi sottolineato che “il coinvolgimento dei medici di medicina generale nell’attuazione della riforma richiederebbe una chiara regolazione delle forme e dei modi della partecipazione alle varie strutture e una revisione dei percorsi formativi per rafforzarli e adeguarli alla nuova impostazione delle cure primarie sul territorio”. “L’ipotesi di trasformare i medici di base da liberi professionisti convenzionati in dipendenti del SSN al momento sembra essere stata accantonata”, ha fatto notare.
Infine sarà necessario tener conto delle singole realtà regionali fermo restando la necessità di adottare standard nazionali uniformi.
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