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Difficile che si possa attuare una riforma delle pensioni in tempi brevi. Perciò si preferisce prolungare le disposizioni vigenti
Situazione difficile sul fronte delle pensioni. Tra scarsità di risorse e mancanza di capitali per un adeguato turn over, la riforma langue. Risultato: si concretizza una proroga di Quota 103 ovvero il pensionamento con 41 anni di contributi e 62 di età. Invece l’altra opzione, Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica è stata posticipata al 2025. Una decisione presa anche per necessità visto che l’Europa è in fase di revisione del patto di stabilità e potrebbe introdurre nuovi vincoli sulle spese destinate alle pensioni.
Quindi sembra sempre più concreta la possibilità di sfruttare ancora Quota 103. Ma cosa prevede questa opzione? Per chi sceglie questo meccanismo è previsto un assegno pensionistico che non può essere superiore a 5 volte il valore dell’assegno minimo (2.870 euro lordi) considerando che sarà applicato il sistema retributivo su quelle anzianità maturate fino al 31 dicembre 1995.
Per le successive si applicherà, poi, il sistema contributivo. Nel caso in cui si voglia scegliere di sfruttare “Quota 103” tra i 62 e i 67 anni non si potrà avere un assegno superiore ai 2.870 euro considerando come assegno minimo la cifra di 547 euro fissata dalla Legge di Bilancio.
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