
Il dl prevede che oltre agli attuali azionisti – Rfi, Anas e le Regioni Sicilia e Calabria – alla concessionaria partecipi al 51% il ministero dell’Economia e delle finanze. Nell’azionariato anche Anas, Rfi, Calabria e Sicilia
La realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, cioè il ponte sullo Stretto di Messina, è all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi. La bozza del decreto legge, discussa nel pre-Cdm di ieri, è composta da 7 articoli: il primo definisce i nuovi “assetto societario e governance” della Stretto di Messina spa, la società nata nel lontano 1981 per realizzare e gestire il ponte, liquidata per legge dal governo Conte II e riattivata dall’esecutivo Meloni con l’ultima legge di bilancio. Ebbene, il dl prevede che oltre agli attuali azionisti – Rfi, Anas e le Regioni Sicilia e Calabria – alla concessionaria partecipi in misura non inferiore al 51% il ministero dell’Economia e delle finanze che esercita i diritti dell’azionista d’intesa con il Ministero delle infrastrutture, al quale ultimo sono attribuite “funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa“.
Il cda sarà composto da cinque componenti: due designati dal Tesoro d’intesa con il ministero delle Infrastrutture, che saranno anche amministratore delegato e presidente, uno a testa per le due Regioni e uno designato da Rfi e Anas.
La concessione, affidata alla società fin dalla data di revoca dello stato di liquidazione, “ha una durata di trent’anni decorrenti dall’entrata in esercizio dell’opera. Eventuali proroghe dei termini per la realizzazione dell’opera determinano corrispondenti slittamenti della durata della concessione“, si legge nel testo.
Si prevede che il progetto esecutivo sia approvato entro il 31 luglio 2024.
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